L’espressione “camera ardente” è largamente diffusa e di uso comune. Perché si dice così e qual è il significato
Cos’è la “camera ardente”. L’espressione “camera ardente” viene usata nel linguaggio comune per indicare “la stanza dove viene tenuta la tomba con il corpo del defunto in attesa della sepoltura“.
Consiste in un allestimento atto a creare un ambiente raccolto dove accogliere le visite. Fa parte del rito funebre della tradizione cattolica. Infatti, secondo la tradizione cattolica, l’allestimento di questa stanza serve a rendere omaggio al defunto, permettendo l’ultimo saluto da parte di parenti e amici che si riuniscono in quella che viene definita “veglia funebre“. Il rito della camera ardente si conclude con delle preghiere e un rosario recitati sia dai partecipanti che dal sacerdote che proseguirà celebrando la cerimonia del funerale e della sepoltura.
Come luogo viene scelto l’interno di un’abitazione privata (ad esempio, se il decesso è avvenuto in casa) o uno appositamente previsto per lo scopo (ad esempio, se si tratta di una persona illustre).
Gli accessori utilizzati sono cavalletti e catafalco (supporti per sostenere la bara), fioriere e tappeti (per appoggiare la bara). Lo scopo principale è quello di rendere la stanza un luogo di preghiera.
L’aggettivo “ardente” viene usato in riferimento all’uso, in tempi passati, di illuminare il locale con candele e fiaccole sempre accese (con la funzione di lenire gli eventuali miasmi emanati). Oggi, invece, vengono utilizzate lampade artificiali.
Curiosità
“Camera ardente“, è anche il nome dei tribunali speciali, istituiti da Enrico II di Francia nel 1547, incaricati di perseguire i colpevoli di eresia. L’aggettivo “ardente” è stato usato perché la sala del tribunale in cui si svolgevano le udienze era tappezzata di nero e veniva continuamente illuminata con la luce delle fiaccole.
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