Cos’è la caccia alle streghe?

Caccia alle streghe: cos’è, origini, cause, processi, stregoneria

Cos'è la caccia alle streghe?

Cos’è la stregoneria?

La stregoneria può essere definita come quell’insieme di pratiche messe in atto da alcuni individui al fine di legarsi al diavolo, eseguire il suo volere e procurare danni ad altri esseri umani.

Al centro di queste credenze vi è una persona che, secondo la superstizione, agisce in conformità con una forza oscura e malvagia, alla quale è segretamente legata, per nuocere a persone innocenti.

La ragione alla base di queste credenze va individuata nel bisogno di spiegare ciò che risultava incomprensibile (dalla morte improvvisa di un neonato, a una tempesta di grandine che mandava in rovina tutto un raccolto) e di canalizzare rabbia e frustrazione verso un soggetto da punire e condannare.

Generalmente, l’accusa di stregoneria era rivolta nei confronti di donne (spesso anziane e vedove). Le donne non coniugate erano soggetti facilmente attaccabili. Tra le donne sole, erano accusate donne che svolgevano lavori come quello della levatrice o la guaritrice. Inoltre, sotto accusa erano quelle donne che apparivano non integrate all’interno della comunità.

Cos’è la caccia alle streghe?

La cosiddetta “caccia alle streghe” è la ricerca di persone definite “streghe” (o di prove di “stregoneria”), spesso legate o a superstizione o a isteria di massa.

Le origini della caccia alle streghe

Storicamente, in Europa e in America, la caccia alle streghe è avvenuta tra il 1450 e il 1750 e comprende l’era della Riforma protestante, della Controriforma e della Guerra dei 30 anni. Causò tra le 35 mila e le 100 mila vittime e le ultime esecuzioni per stregoneria in Europa si verificarono nel XVIII secolo.

Si sono avuti episodi di processi anche contro uomini che, in alcuni periodi storici e in determinate aree geografiche, hanno subito l’inquisizione più delle donne (ad esempio, in arinzia, Normandia, Islanda, Estonia e Russia).

Molta della letteratura e della superstizione popolare legata alle streghe deriva da il Malleus Maleficarum, un testo erroneamente attribuito alla volontà papale.

Metaforicamente, con “caccia alle streghe” si intende un’indagine pubblica condotta per scoprire supposte attività sovversive. Un caso particolare fu il “maccartismo” degli anni ’50 negli Stati Uniti.

Cause antropologiche della caccia alle streghe

La caccia alle streghe ha fatto nascere l’interesse dell’antropologia per studiarne cause e circostanze. Il primo accenno storico si ha nel II millennio a.C. quando il “Codice di Hammurabi” condanna i danni che i maghi e gli stregoni possono generare con la magia.

Nella Grecia classica, attorno al 338 a.C., si ebbe il caso di Teoride di Lemno che fu giustiziata insieme con i suoi figli perché accusata di aver gettato incantesimi.

L’Antico Testamento riflette il rifiuto che gli Ebrei professavano nei confronti della magia e della stregoneria, che li distingueva da Egizi, Babilonesi, e Cananei.

Nel cristianesimo delle origini non vi furono persecuzioni organizzate come tali nei confronti di streghe o stregoni. Il Canon episcopi definì la credenza popolare un frutto di superstizione. Per la Chiesa cattolica le streghe non esistono, ma sono solo frutto di superstizione. Tuttavia, in Europa e in vari paesi del mondo si verificò il fenomeno della caccia alle streghe.

Com’è fatta una strega

Nell’immaginario popolare la strega viene rappresentata come donna molto vecchia e di brutto aspetto. Di solito apparteneva alle classi sociali inferiori, ma in alcuni casi erano anche le nobildonne ad essere condannate. Inoltre, solo una piccola minoranza era annoverata tra i veri e propri criminali (come ad esempio Catherine Deshayes accusata di omicidio, di satanismo e di aver preso parte a messe nere con la marchesa di Montespan, pure lei criminale, favorita di Luigi XIV di Francia).

La maggioranza delle donne accusate era semplici levatrici o prostitute o guaritrici. Queste ultime erano figure dedite alla cura con le piante officinali o semplici praticanti della medicina popolare che affiancavano alla medicina ufficiale (perché la popolazione rurale raramente aveva la possibilità di curarsi con metodi costosi).

Storia della caccia alle streghe

Le opinioni più accreditate dalla Chiesa cattolica sulla stregoneria furono quelle dei maggiori teologi, come Agostino d’Ippona, e le tesi ufficiali furono quelle del Canon episcopi che definivano frutto di immaginazione e sogno le testimonianze di voli notturni o trasformazioni di uomini in animali.

Poi, tra il 1435 e il 1437 il teologo Johannes Nider scrisse un trattato (il Formicarius) nel quale sosteneva l’esistenza di magia, maleficio, streghe e stregoni e apparvero testi che volevano dimostrare l’attendibilità del volo delle streghe, del sabba e della diffusione dell’adorazione del diavolo.

In seguito, Papa Innocenzo VIII, nel XV secolo, pubblicò la bolla “Summis desiderantes affectibus“. Il Papa, per combattere il fenomeno della stregoneria nei paesi germanici, conferì poteri inquisitòri a 2 frati domenicani tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Kramer. I due, forse fraintendendo gli intenti di Papa Innocenzo VIII, scrissero il “Malleus Maleficarum” (nel testo viene riportato che “Fra tutte le eresie, la più grande è quella di non credere nelle streghe e con esse, nel patto diabolico e nel sabba”). Il Malleus Malefìcarum non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa anche se fu ristampato 28 volte tra il 1487 e il 1669.

Al “Malleus” seguirono testi che trattarono come applicare la tortura per ottenere il riconoscimento delle streghe.

Jean Bodin scrisse nel 1580 “La Démonomanie des Sorciers” su tortura e repressione della stregoneria e a questo seguirono “Daemonolatreia” di Nicolas Rémy (nel 1595), “Disquisitiones Magicae or Disquisitionum Magicarum Libri Sex” di Martin Delrio (nel 1600), “Tableau de l’inconstance des mauvais anges et démons” di Pierre de Lancre (nel 1612) e “Compendium maleficarum” di Francesco Maria Guaccio (nel 1608).

In Italia fu seguito il “De catholicis institutionibus liber” di Diego de Simancas (nel 1569) e alla fine del XVI secolo anche la “Instructio pro formandis processibus in causis strigum et maleficorum“, una direttiva per le cause di stregoneria che il Sant’Uffizio diffuse dal 1657.

Condanna della stregoneria

La condanna a morte sul rogo non era inflitta dalla Chiesa ma dall’autorità civile. La stregoneria era, infatti, assimilabile all’eresia e poiché questa era considerata anche un reato civile portava alla condanna capitale.

Esponenti della Chiesa cattolica parteciparono raramente in modo diretto ai processi per stregoneria, ma quando avvenne lo giustificarono con le bolle pontificie e altri testi teologici. Spesso, però, spinsero il potere temporale a intervenire. Ad esempio, in Francia furono molto attivi i magistrati Nicolas Rémy e Pierre de Lancre, mentre in Inghilterra Matthew Hopkins. Talvolta, invece, fu il popolo a organizzare cacce alle streghe o a improvvisare roghi inducendo, poi, il potere religioso e quello civile ad intervenire nominando inquisitori o istruendo processi.

In realtà, la paura delle streghe veniva indotta dal potere temporale o dal potere religioso ed era finalizzata al controllo delle rivolte contadine e delle richieste di maggiore libertà del popolo. Quindi, di fronte a guerre, carestie, povertà e fame risultò utile trovare un capro espiatorio in streghe e stregoni.

In seguito alla Riforma protestante, la logica delle persecuzioni e delle condanne divennero più complesse assumendo caratteristiche particolari secondo i paesi e le culture. Moltissime donne ritenute streghe vennero torturate e bruciate vive con le motivazioni più diverse. Ad esempio, ottenendo confessioni sotto tortura venivano fatti nomi di altre persone talvolta benestanti e in un processo successivo il risultato era la confisca dei beni dei condannati.

L’ultima donna condannata a morte come strega in Europa fu Anna Göldi, uccisa nel 1782 in seguito alla sentenza del Cantone di Glarona (Svizzera). La Göldi venne, poi, riabilitata dal parlamento cantonale nel 2008.

Vittime della caccia alle Streghe

Il numero delle vittime della caccia alle streghe è stato largamente dibattuto. Il raggiungimento di una certezza sul tema è, infatti, ostacolato da molti elementi, tra cui la perdita nel tempo di documenti affidabili relativi a gran parte dei processi. Pertanto, le cifre che si ipotizzano sono influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni culturali e ideologiche degli autori che le hanno determinate.

Il 15 giugno del 2004, il Vaticano pubblicò il volume “L’Inquisizione“, frutto del lavoro della Commissione teologico-storica del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno 2000. I risultati tratti dagli archivi, basati sui documenti ufficiali della Chiesa, dicono che, su 100.000 processi effettuati da tribunali civili ed ecclesiastici secondo la procedura dell’Inquisizione, “le condanne al rogo comminate da tribunali ecclesiastici sono state 4 in Portogallo, 59 in Spagna, 36 in Italia: in tutto, quindi, meno di 100 casi“. Altre stime parlano di circa 110.000 processi, svoltisi in Germania (50.000), Polonia (10.000), Francia (10.000), Svizzera (9.000), isole britanniche (5.000), paesi scandinavi (5.000), Spagna (5.000), Italia (5.000) e Russia (4.000). Invece, secondo lo storico statunitense Brian P. Levack le esecuzioni capitali sono avvenute nel 55% dei processi, giungendo a un totale pari a circa 60.000 persone.

Nei processi l’80% degli accusati era di sesso femminile, mentre in Estonia (60%), Russia (68%) e Islanda (90%) vi fu una predominanza maschile.

La caccia alle streghe si concentrò soprattutto tra la fine del ‘400 e la prima metà del ‘600 e conobbe 2 ondate: una dal 1480 al 1520 e l’altra dal 1560 al 1650.

La storia dei processi contro la stregoneria e la magia si può dividere in 3 periodi:
  • Il primo periodo, che va dal 1300 al 1435, è possibile dividerlo ulteriormente in altri 3 periodi (1300-1330, 1330-1375 e 1375-1435). L’ultimo dei 3 periodi, a causa dell’introduzione nei tribunali locali della procedura inquisitoria, vide un aumento delle accuse di adorazione del demonio rispetto alle accuse di magia politica (diffuse nel primo periodo) e a quelle di maleficio e rituale magico (nel secondo periodo).
  • Il secondo periodo, che va dal 1435 alla metà del XVI secolo, è caratterizzato da un aumento dei processi che durerà fino al 1520 circa e da un successivo calo di numero fino il 1550.
  • Il terzo periodo, che va dal 1580 al 1650, in alcune aree della Svizzera, della Germania, della Scozia e della Francia, i processi per stregoneria aumentarono considerevolmente.
Le cause della caccia alle Streghe

Durante il Medioevo le persecuzioni sono state rivolte soprattutto contro gli eretici (Catari, Valdesi, o Albigesi), contro “fedi altre” (gli Ebrei e i Musulmani) accusate in qualche caso di concubinaggio con il diavolo e contro i lebbrosi. È solo a partire dall’età moderna, dopo la scoperta delle Americhe, nel momento in cui nasce l’Umanesimo e in cui appare la stampa, che incomincia la caccia alle streghe.

Le donne, fino alla fine del Medioevo, godevano nell’esercizio di certe professioni di una libertà ben più grande di quanto spesso sia stato fatto notare.

In alcuni paesi europei erano relativamente numerose le donne dedite al commercio e all’artigianato, attività condotte talvolta in completa o pressoché completa autonomia. A Basilea esisteva una corporazione all’interno della quale uomini e donne avevano i medesimi diritti.

Con l’avvento dell’era moderna e delle sue grandi trasformazioni politiche, religiose, economiche e sociali, la partecipazione femminile alle attività produttive e mercantili svolte al di fuori delle mura domestiche si ridusse fin quasi a scomparire del tutto.

Sul piano politico si assiste a livello europeo a una progressiva concentrazione dei poteri, che culmineranno con l’affermazione dei grandi stati nazionali e con i regimi (come l’assolutismo in Francia). Così, il riavvicinarsi alla superstizione, il ricorrere ai rituali magici, o in generale a tutto ciò che non è riconosciuto dall’autorità suprema che sta operando questa centralizzazione, non può che spingere i monarchi a reprimere con violenza queste pratiche non ufficiali ed eterodosse.

Occorre, inoltre, ricordare come, tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘700, l’Europa fu scossa nella sua unità religiosa, al punto da collassare in una caccia al colpevole, che di volta in volta era il cattolico, il luterano, il calvinista, e così via. A seguito della Riforma protestante, il fenomeno del frazionamento religioso si moltiplicò, perché si diramarono numerose altre sette, andando a formare le miriadi di sette non conformiste.

Il fenomeno coinvolse tutti: dai contadini alle istituzioni, dai governanti alle persone del popolo. Non è dunque improbabile trovare proprio qui l’origine del fenomeno della caccia alle streghe.

Soprattutto nelle società agricole dove le donne svolgevano un particolare ruolo. Già nel Medioevo, infatti, fonti testimoniano come proprio le donne siano state le più attaccate alle antiche forme di culto pagane nelle campagne, e, allo stesso tempo femminili furono le prime forme di vita cristiana associata che vennero alla ribalta. Quindi, in un mondo in cui era diffusa la convinzione che il diavolo fosse in agguato in ogni momento a causa della mancanza dell’unità spirituale, e sempre più persone si allontanavano dall’ortodossia religiosa, era facile indirizzare i sospetti su un gruppo di donne che si riunivano per compiere riti non riconosciuti.

Inoltre, va aggiunto che questo è il periodo in cui la società comincia ad occuparsi di ogni abitante e della sua salvezza spirituale. Se gli uomini venivano arruolati nelle guerre, le donne restavano nelle campagne o svolgevano i loro riti nelle città. Quelle che sfuggivano al controllo potevano essere quelle che furono accusate di stregoneria.

Il processo alle streghe di Salem (Massachusetts) fu l’ultimo del suo genere sul suolo statunitense e uno dei più noti. Ebbe varie motivazioni, territoriali, religiose e di superstizione popolare. Si concluse, dopo la sentenza di morte decretata per numerose donne, quando l’intervento di alcuni influenti religiosi spinse il governatore a sospendere i lavori del tribunale.

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