Nel corso degli anni, le informazioni su questo rischio sono diventate sempre più rade, ma in passato anche l’Italia è stata soggetta agli tsunami
Anche l’Italia è a rischio tsunami? In Italia, terremoti ed eruzioni vulcaniche sono ormai sempre più documentate e tenute sotto controllo. Si tratta di 2 calamità che hanno afflitto l’Italia sin dai tempi antichi e con cui, ormai, abbiamo imparato a convivere. Così, costretti da sempre a fronteggiare queste due calamità, abbiamo allontanato altre preoccupazioni, come il rischio di un possibile tsunami (rischio abbastanza elevato in Italia).
I fenomeni che possono generare uno tsunami:
- Terremoti (sottomarini o vicini alle coste): abbastanza forti e superficiali da deformare il fondo del mare o dell’oceano.
- Frane (fuori dal mare): come capita nei fiordi in Norvegia o con il ghiaccio nelle zone artiche e antartiche (o sottomarine). Qualche corpo instabile che per qualche motivo (ad esempio un terremoto) si muove e se ha grandezza e velocità sufficiente crea una deformazione nell’acqua.
- Meteo tsunami: dovuti a variazioni nella pressione atmosferica improvvise, abbastanza tipici in Adriatico e molte regione del Mediterraneo.
Rischio tsunami in Italia
In Italia, la maggior parte dei terremoti avviene lungo le catene montuose (Appennino, Alpi, Subalpino) lontani dal mare. Il nostro limite di placca (che in Giappone è al largo delle coste, dove c’è la fossa dell’Oceano, cosa che rende gli tsunami molto frequenti) passa nella catena montuosa e non crea tsunami. Ci sono, però, altre faglie attive e sono quella del Mar Ligure e del sud Italia.
Infatti, in passato, anche l’Italia è stata soggetta a questa calamità naturale.
Per fortuna, la frequenza degli tzunami è molto minore rispetto a quella di un terremoto, tanto che l’ultimo devastante tsunami in Italia risale a circa un secolo fa (a Messina nel 1908 e che fece almeno 80mila vittime). Secondo le testimonianze, ci fu una forte scossa e dopo pochi minuti un maremoto distruttivo sulle coste della Sicilia orientale e della Calabria. E’ da ricordare, poi, anche quello verificatosi sulle coste di Pellaro (a sud di Reggio Calabria), con effetti arrivati fino alla Calabria Tirrenica. Le onde si propagarono fino sud delle coste di Malta (causando una vera e propria inondazione di strade e negozi) e verso nord, fino a Napoli e Civitavecchia.
Alessandro Amato, geologo, sismologo, già direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv e ora responsabile del Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Cat-Ingv), ha detto: “Nel Mediterraneo sono documentati oltre 200 eventi di maremoto nella storia, ce ne sono tanti, alcuni sono ben noti, perché più recenti e studiati, altri antichi come l’esplosione di Thera, di Santorini, molti secoli avanti Cristo e un grande terremoto di Creta nel 365 dopo Cristo, documentato perché lo tsunami generato ha distrutto Alessandria d’Egitto. […] Ce ne sono stati tanti dovuti per oltre l’80% da terremoti e in parte da vulcani. Stromboli è un caso abbastanza noto perché vi è stato uno tsunami ben documentato nel 2002 e anche nell’estate 2019 due casi dovuti al collasso della Sciara del fuoco, che hanno causato tsunami, anche se più piccoli di quello del 2002′ che ‘ha fatto parecchi danni, e per fortuna era dicembre e non c’erano turisti“.
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