L’amanuense (o copista) era colui che per mestiere, prima della diffusione della stampa, ricopiava testi manoscritti
Chi sono gli amanuensi. L’amanuense (o copista) era colui che per mestiere, prima della diffusione della stampa, ricopiava testi manoscritti al servizio di privati (o del pubblico).
Prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili dell’orafo e tipografo tedesco Johannes Gutenberg, i libri si diffondevano copiandoli a mano. Se un autore scriveva un’opera (a mano) e la si voleva leggere occorreva pagare un professionista affinché la copiasse. Se, invece, non si disponevano di molte risorse economiche, bisognava provvedere da soli. Non c’era altro modo di diffondere il sapere, e le biblioteche non facevano prestiti come oggi.
La parola “amanuense” deriva dal latino “servus a manu“. Era il termine con il quale i romani definivano gli “scribi“. I copisti nell’antichità greca e romana erano schiavi. Erano chiamati anche “literati” e lavoravano al servizio o di privati cittadini o del pubblico.
Lo schiavo che aveva ben appreso la calligrafia, poteva diventare “librarius” (copista), “amanuensis” o “servus ab epistolis” (schiavo segretario). A volte questi stessi schiavi diventavano commercianti di libri. Se, invece, lavoravano al servizio del pubblico, erano anche “bibliotecari“.
Gli schiavi che si specializzavano nella copia dei testi cessarono di esistere col diffondersi del cristianesimo. Poi, con le invasioni barbariche questa professione finì per essere coltivata nei monasteri. Lo studio della calligrafia era prescritto dalle regole monastiche e fu incoraggiato dai più celebri vescovi e monaci dell’Occidente.
Gli amanuensi
Gli amanuensi erano monaci che passavano molte ore della giornata nello “scriptorium” (una particolare stanza presente in alcune strutture religiose), in posizione tale da catturare più luce possibile, utile durante il processo di copiatura degli antichi codici. A coloro che svolgevano questo lavoro era permesso saltare alcune ore canoniche di preghiera.
Negli “scriptorium” era obbligatorio il silenzio e vi potevano entrare solo i superiori, il bibliotecario e gli amanuensi in determinate ore del giorno. Questi sedevano su sgabelli situati dinanzi a tavole apposite e riproducevano ciascuno un manoscritto diverso o le singole parti di un’opera, oppure scrivevano insieme sotto dettatura dell’armarius (bibliotecario). Nell’epoca tarda, uno scriveva e l’altro correggeva, con altri ancora a preparare le pergamene, a punteggiare, illustrare, riunire e rilegare i fogli già copiati.
L’attività degli amanuensi è legata a Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, che fondò a Squillace (Calabria) il monastero di Vivario dedicato allo studio e alla scrittura. Qui istituì uno “scriptorium” per la raccolta e la riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui si ispirarono i monasteri medievali.
Tra il XIV e il XV secolo, l’arte della copia degli antichi testi aveva raggiunto il suo culmine: i libri venivano copiati dagli “amanuensi“, erano controllati sul piano grammaticale e ortografico dai “correctores” per poi essere miniati (decorati) dai “miniatores“. Per velocizzare i tempi di produzione un codice veniva fatto trascrivere da 2 amanuensi: ciascuno ricopiava la metà affidatagli e poi le 2 copie venivano riunite.
Dopo aver terminato il processo di scrittura, gli amanuensi rilegavano le pagine e creavano una copertina mediante una tavoletta di legno (la quale poteva essere rivestita in lamina d’oro o argento sbalzato, in pergamena con angoli d’argento, o in materiale cartaceo).
Tutte le opere dei grandi filosofi greci (come l’Iliade e l’Odissea), le opere degli scrittori dell’antica Roma (come l’Eneide e tante altre) oggi possono essere lette grazie ai quei monaci che hanno dedicato la loro vita alla scrittura, perdendo la vista e curvando la loro schiena prima che l’invenzione della stampa ne permettesse la diffusione e la conservazione.
I libri
I libri venivano scritti utilizzando vari sistemi grafici:
- Scrittura onciale: usata a partire dal III secolo dagli amanuensi latini e bizantini;
- Scrittura insulare: usata in Irlanda e in Inghilterra e poi diffusa in Europa ed in Italia da san Colombano e dai suoi monaci di scuola irlandese fra la fine del VI secolo ed il VII secolo;
- Scrittura carolina: si sviluppò all’epoca di Carlo Magno nel VIII secolo;
- Scrittura beneventana: si sviluppò nell’Abbazia di Montecassino a partire dalla metà del VIII secolo;
- Scrittura gotica: si diffuse dopo la nascita delle università, quando aumentò la richiesta dei libri.
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