Si tratta di figli di donne che hanno assunto sostanze stupefacenti durante la gestazione e che, quando nascono, devono essere sottoposti a una terapia di morfina e metadone per ridurre gli effetti della dipendenza
A quanti bambini in Italia viene diagnosticata la “Sindrome da astinenza neonatale”? In Italia, ogni anno, a circa 2.000 neonati viene diagnostica la “Sindrome da astinenza neonatale” (San), un insieme di sintomi e segni clinici anormali che si possono manifestare nei figli delle donne che hanno assunto sostanze stupefacenti o psicotrope durante la gravidanza. Quando, con il parto e la nascita, l’assunzione (che passa la barriera placentare) viene interrotta, si causa una sintomatologia multiorgano che interessa il “sistema nervoso centrale e autonomo” e “l’apparato gastroenterico“.
I responsabili della Società italiana di Neonatologia hanno spiegato che “l’esposizione materna a sostanze tossiche durante la gravidanza può esporre il feto all’insorgenza di malformazioni congenite, ritardo di crescita intrauterino, microcefalia, emorragie o infarti cerebrali. Oltre a questi danni, che insorgono già in epoca prenatale, c’è poi la San. L’insorgenza della sintomatologia dipende dalla sostanza stupefacente assunta, ma generalmente compare tra le 24 e le 72 ore di vita. Raramente l’esordio può essere più tardivo, a 5 o 7 giorni dalla nascita“.
Il presidente della Società italiana di Neonatologia, Luigi Orfeo, direttore di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma, ha detto: “una maggiore consapevolezza delle donne sugli effetti che le sostanze stupefacenti producono ai loro bambini, che le spinge a diminuire o rinunciare all’assunzione, e l’aumento dei servizi territoriali di prevenzione e assistenza, come i Sert, che riescono a intervenire con programmi mirati e seguire meglio le donne tossicodipendenti durante la gravidanza. Ma ancora non basta: che il miglior modo per abbassare ulteriormente la casistica sia quello di puntare sempre di più sulla comunicazione sociale e la sensibilizzazione delle giovani generazioni, coinvolgendo anche i ragazzi, non solo le donne, e parlando loro direttamente anche attraverso i social network“.
Le conseguenze
Secondo gli esperti, le conseguenze sulla salute (e lo sviluppo) del bambino si evidenzino sia a breve che a lungo termine, con sintomi che non si limitano ai primi mesi di vita. Possibili i disturbi neuro-comportamentali, ritardo del linguaggio, disturbi dell’attenzione, iperattività, comportamento aggressivo e impulsivo, disturbi di apprendimento e pure depressione.
Ad esempio, l’abuso di cannabinoidi ha “effetti neuro comportamentali a breve e lungo termine e incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, comportamentale e fisico. Gli oppiacei hanno un forte impatto sullo sviluppo neurocomportamentale del bambino a lungo termine, così come la cocaina“.
I dati
Secondo i dati del Bambin Gesù di Roma, si stima che “possa essere affetto da San dal 3 al 50% dei neonati” le cui madri hanno fatto uso di stupefacenti mentre erano incinte. In Italia, però, non esiste una statistica ufficiale, perché nonostante i tanti casi, il fenomeno è più ridimensionato rispetto agli Stati Uniti e varia per territori.
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