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Il pino mugo è una pianta dalle proprietà espettoranti e antinfiammatorie. E’ considerata una delle piante officinali più preziose

Pino mugo: specifiche e proprietà. Il pino mugo, noto anche come “pino nano“, è una pianta dalle proprietà benefiche conosciute da tempo immemorabile. Questa conifera, caratterizzata da proprietà espettoranti e antinfiammatorie, è considerata una delle piante officinali più preziose.

Il Pinus mugo si sviluppa principalmente come un cespuglio sempreverde. Gli oli presenti nei suoi rametti lo rendono particolarmente apprezzato, tanto che è una varietà vegetale protetta dalla legge.

Questa pianta spontanea è diffusa soprattutto sulle zone montuose dell’Europa centrale, con una presenza significativa nelle Alpi italiane, dove cresce a quote comprese tra 1.500 e 2.600 metri. Grazie alla sua capacità di sopravvivere in ambienti montani estremi, il pino mugo è una delle poche piante adattate alla vita in alta montagna, insieme a specie come il larice, il faggio e il pino cembro.

Il pino mugo ama la luce e le basse temperature, ed è efficace nel prevenire scivolamenti, slavine e frane sui pendii rocciosi. Il suo aspetto distintivo lo rende facilmente riconoscibile: è il più piccolo tra i pini presenti in Italia, con un aspetto cespuglioso e rametti che si incurvano verso l’alto, conferendogli l’aspetto di un candelabro.

Proprietà del Pino mugo

Il pino mugo è noto per le sue gemme e i germogli, spesso impiegati in fitoterapia e cosmesi naturale grazie alla loro ricca concentrazione di oli aromatici e speziati.

Questi oli sono apprezzati per le loro proprietà espettoranti e antinfiammatorie. Possono essere utilizzati tramite inalazioni per liberare bronchi e polmoni dal catarro, diluiti in un bagno caldo per un effetto balsamico, o massaggiati sul corpo per alleviare dolori articolari e reumatismi. L’olio di pino mugo, talvolta combinato con olio di mandorla o di oliva, può essere utilizzato per lenire contratture, distorsioni, affaticamenti muscolari e contusioni.

L’essenza di pino mugo è spesso incorporata in varie formulazioni e profumazioni per ambienti, grazie al suo aroma rilassante e fresco, che ricorda il profumo dei boschi. È ideale per favorire il relax dopo una giornata stressante e per ristabilire l’equilibrio tra mente e corpo.

Pino mugo in cucina

Il pino mugo può essere utilizzato anche in cucina per preparare diverse ricette, tra cui sciroppi, oli e grappe. Una ricetta comune è lo sciroppo di pino mugo, ideale per contrastare mal di gola e tosse durante i mesi invernali.

Per preparare lo sciroppo, è possibile raccogliere alcune pigne di pino mugo durante passeggiate in montagna, ma è importante ricordare che la specie è protetta e non è consentito strappare germogli, gemme o ramoscelli. Le pigne vengono utilizzate per estrarre il succo.

Ecco come preparare lo sciroppo:

• Mettete le pigne in un barattolo e aggiungete dello zucchero fino a riempire quasi completamente il barattolo.
• Chiudete il barattolo ermeticamente e riponetelo in un luogo ben soleggiato per alcuni giorni.
• Una volta che lo zucchero si sarà completamente sciolto, filtrate l’olio così ottenuto in un altro barattolo utilizzando un colino.

Questo sciroppo può essere un’ottima aggiunta alle bevande calde o può essere consumato da solo per beneficiare delle sue proprietà lenitive.

Curiosità sul pino mugo

Il pino mugo ha suscitato interesse sin dall’antichità per la sua eccezionale resistenza alle intemperie. I montanari lo consideravano dotato di un potere magico e tentavano di estrarre l’olio essenziale contenuto nel suo legno per sfruttarne le presunte proprietà curative e benefiche.

Un’antica leggenda proveniente dal Sudtirolo racconta di Trehs, una strega della Val Sarentina, conosciuta per la sua abilità nell’utilizzo delle proprietà magiche delle piante. Durante la notte delle streghe, si narra che Trehs bruciasse i rami di pino mugo nel fuoco per liberare energia e invocare gli spiriti. Utilizzava inoltre l’olio estratto dal pino mugo per creare unguenti miracolosi con cui curare le malattie dei contadini, secondo le credenze popolari dell’epoca.

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