Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale Maometto ricevette la rivelazione del Corano
Ramadan: cos’è e perché i musulmani lo celebrano. E’ il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano. E’ il periodo di digiuno previsto dall’Islam per celebrare il mese in cui Maometto ricevette la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza” (Sura II, v. 185), e per guidarli verso il sentiero di Allah (“Dio” in arabo).
Il calendario lunare musulmano
Il Ramadan non cade sempre nello stesso periodo del calendario gregoriano, perché quello degli islamici è un calendario lunare. L’anno lunare dura circa 11 giorni meno di quello solare, e la numerazione dell’anno non coincide perché i musulmani iniziano a contare dal nostro 622 d. C., quando Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina. Il calendario musulmano è, quindi, suddiviso in 354 o 355 giorni, e ogni anno il periodo di digiuno si sposta a ritroso di mese in mese e di stagione in stagione. Nel 2019 il Ramadan si è celebrato tra il 5 maggio e il 4 giugno. Nel 2020 tra il 24 aprile e il 23 maggio. Nel 2021, invece, durerà dal 13 aprile al 12 maggio.
Siccome dipende dalle fasi lunari (o più precisamente dell’osservazione a vista della luna crescente), può iniziare e finire in date diverse da Paese a Paese. Inoltre, ogni anno il Ramadan inizia prima dell’anno precedente, e ci sono anni in cui viene celebrato in inverno (quando le giornate sono più corte e anche il digiuno).
Il problema può sorgere quando in alcuni paesi il tramonto avviene dopo molte ore. Ad esempio, a Reykjavik (Islanda) il digiuno dovrebbe durare circa 22 ore, a Sidney (Australia) poco più di 11 ore, e in Alaska nello stesso periodo il Sole non tramonta mai. Alcuni saggi, per risolvere la questione, hanno suggerito di seguire il calendario di un altro Paese.
Il digiuno
Il Ramadan è il mese sacro al digiuno, alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba e fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Quindi, per digiuno (sawn) non si intende solo l’astensione da cibo e bevande, ma anche evitare atti che potrebbero turbare lo spirito e il corpo.
Il digiuno viene rotto con un pasto frugale (la tradizione vorrebbe che si mangiasse qualche dattero e che si beva un bicchiere d’acqua, come faceva Maometto, il Profeta dell’Islam).
Alcune differenze nella tradizione si riscontrano nei cibi che si possono mangiare quando cala il sole. In Tunisia, Algeria e Marocco viene preparato un cous-cous soltanto con l’agnello (non il pollo o il montone) arricchito da uvetta. In Siria e in Giordania si mangiano i “katai” (dolci con ripieno di cocco, nocciole tritate e zucchero). Inoltre, durante il Ramadan si bevono succhi di frutta (nei Paesi del Maghreb quello di liquirizia, che alza la pressione sanguigna, perché chi digiuna ce l’ha più bassa del solito).
Siccome è un momento di condivisione e di unione, è usanza invitare i propri vicini e amici a condividere tutti insieme il pranzo serale (chiamato iftar) e a recitare particolari preghiere dette Tarawih.
Il Ramadan termina, poi, dopo 29 o 30 giorni con una festa chiamata “‘id al-fitr” (“la piccola festa“), durante la quale, oltre ad un pasto rituale, si fanno offerte per i più poveri della comunità.
I 5 doveri della Fede musulmana
Il Ramadan è 1 dei 5 “doveri” della Fede musulmana: chi non lo osservasse sarebbe considerato kafir (empio).
Gli altri “doveri” sono:
- La Testimonianza di fede (shahādah);
- La preghiera (ṣalāt);
- L’elemosina legale (zakāt);
- Il pellegrinaggio (ḥajj) alla Mecca.
In alcune comunità, la mancata osservanza di questi precetti può comportare l’imputazione del reato di apostasia.
Vecchi, bambini, malati, viaggiatori e donne incinte sono dispensati dal digiuno (questi ultimi 3, una volta terminata la loro particolare condizione dovranno recuperare i giorni di digiuno).
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