L’emigrazione è il fenomeno sociale che porta un singolo individuo o un gruppo di persone a spostarsi dal proprio luogo di origine verso un altro luogo di destinazione
Cos’è l’emigrazione? L’emigrazione è il fenomeno sociale che porta un singolo individuo o un gruppo di persone a spostarsi dal proprio luogo di origine verso un altro luogo di destinazione. Questo spostamento può essere causato da molteplici fattori, tra cui quelli ambientali, religiosi, economici e sociali, che spesso si intrecciano tra loro.
Il termine emigrazione deriva dal latino “emigro“, che significa “mi trasferisco“. L’emigrazione è l’opposto dell’immigrazione, che indica il movimento di persone che si trasferiscono in un nuovo paese o regione.
Quando l’emigrazione coinvolge un intero popolo e diventa un fenomeno diffuso, viene spesso chiamato “esodo” o “diaspora“. L’esodo si riferisce alla migrazione di un gran numero di persone da un’area geografica a un’altra, mentre la diaspora si riferisce alla dispersione di un popolo su un vasto territorio.
L’emigrazione è spesso causata dalla mancanza di opportunità e dalla ricerca di una vita migliore. Può essere temporanea o permanente e ha un impatto emotivo significativo sulla vita delle persone che si separano dalla loro terra d’origine. L’emigrazione temporanea è tipica dei lavoratori agricoli che si trasferiscono durante i periodi di pausa nel loro paese d’origine, mentre l’emigrazione permanente è caratterizzata da una permanenza prolungata nello Stato ospitante con l’obiettivo di accumulare capitale per poi ritornare nella propria terra e acquistare un terreno o un’attività propria.
Storia dell’emigrazione mondiale
L’emigrazione non fu un fenomeno limitato solo all’Italia o all’Europa, ma coinvolse e coinvolge ancora molte aree del mondo. Tra i popoli che hanno lasciato la loro terra in gran numero ci sono anche gli irlandesi, i tedeschi e gli ebrei d’Europa. In particolare, l’Irlanda, a causa della carestia e del malgoverno britannico, fu il paese che, in proporzione alla sua popolazione, ebbe il maggior numero di emigranti in quel periodo.
Emigrazione In Italia
In Italia, prima del 1860, il termine “emigrazione” era principalmente utilizzato per descrivere l’espatrio di persone politicamente compromesse (come intellettuali, militari e artigiani), dopo il regime napoleonico e i vari moti rivoluzionari. Dopo il 1830, molti di loro si unirono alla Legione Straniera francese in Algeria e quasi metà dei legionari proveniva dalla penisola italiana.
Dopo l’Unità d’Italia, il termine “emigrazione” divenne legato al fenomeno economico. In particolare, il Sud Italia subì un’importante ondata di emigrazione, con marinai napoletani presenti in tutto il Mediterraneo e comunità storiche italiane in varie parti della regione.
Tuttavia, il primo grande flusso emigratorio italiano partì dalla zona di Comacchio, dall’Abruzzo e dal Veneto. Anche i pescatori di corallo italiani erano presenti sulle coste algerine, in particolare ad Annaba.
All’inizio del Novecento, ci fu una massiccia emigrazione dalle regioni meridionali, in particolare dalla Sicilia, verso gli Stati Uniti e l’Argentina. Vi furono collegamenti diretti dai porti di Palermo e Castellammare del Golfo verso New York.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’emigrazione meridionale si spostò verso la Svizzera, il Belgio e la Germania occidentale. Vi fu anche un flusso di emigrazione verso le regioni settentrionali, con i siciliani che si trasferirono in Piemonte per lavorare alla Fiat di Torino e i calabresi in Lombardia.
Perché le persone migrano?
La migrazione è il movimento di persone da un luogo all’altro, spesso causato da problemi strutturali e disuguaglianze socio-economiche che spingono le persone a cercare condizioni di vita migliori altrove.
Ci sono diversi fattori che spingono le persone a migrare, come la sicurezza, la demografia, i diritti umani e il cambiamento climatico.
Secondo Eurostat, il numero totale di cittadini extracomunitari residenti nell’UE al 1º gennaio 2021 era di 23,7 milioni, ovvero il 5,3% della popolazione dell’UE.
I fattori di spinta includono i motivi che spingono le persone a lasciare il proprio paese, come fattori socio-politici, demografici ed economici, mentre i fattori di attrazione riguardano le ragioni per cui le persone si spostano verso un determinato paese. La gestione della migrazione può essere difficile e può portare a sfruttamento e discriminazione, evidenziando la necessità di rispettare i diritti umani globali.
Fattori socio-politici
Tra le cause socio-politiche che spingono le persone a lasciare il proprio paese ci sono le discriminazioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali.
La guerra o la minaccia di conflitto e la persecuzione da parte dello stato sono anche fattori chiave nella migrazione. Le persone che fuggono da conflitti armati, violazioni dei diritti umani o persecuzioni possono essere considerate profughi o migranti umanitari, il che influenza la loro destinazione finale.
Ci sono paesi che hanno un approccio più favorevole nell’accoglienza dei richiedenti asilo, mentre altri sono meno disponibili. Di solito, questi migranti vengono accolti nel paese più vicino che accetta i richiedenti asilo.
Negli ultimi anni, molte persone sono giunte in Europa per sfuggire a conflitti, terrorismo e persecuzioni nel loro paese d’origine. Nel 2019, nell’UE, 384.245 richiedenti asilo hanno ricevuto lo status di protezione, di cui oltre un quarto provenienti dalla Siria, seguiti da profughi afgani e venezuelani.
Fattori demografici ed economici
Fattori demografici ed economici sono determinanti nella mobilità e nella migrazione delle persone. L’invecchiamento o la crescita della popolazione possono influenzare sia le opportunità lavorative nei paesi di origine sia le politiche di immigrazione nei paesi di destinazione.
L’immigrazione demografica ed economica è spesso correlata a condizioni di lavoro precarie, alti tassi di disoccupazione e alla salute generale dell’economia di un paese. Tra i fattori di attrazione vi sono salari più elevati, maggiori opportunità di lavoro, una migliore qualità della vita e opportunità di studio. Quando le condizioni economiche non sono favorevoli o sono a rischio di ulteriore declino, le persone tendono a spostarsi verso paesi con prospettive migliori.
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite, nel 2019 c’erano circa 169 milioni di lavoratori migranti nel mondo, ovvero persone che si spostano per trovare lavoro. Questo gruppo rappresenta oltre due terzi dei migranti internazionali. Quasi il 70% di questi lavoratori si trovava in paesi ad alto reddito, il 18,6% in paesi a reddito medio-alto, il 10,1% in paesi a reddito medio-basso e il 3,4% in paesi a basso reddito.
Fattori ambientali
L’ambiente ha sempre giocato un ruolo significativo nella migrazione umana: le persone fuggono da calamità naturali come alluvioni, uragani e terremoti. Con i cambiamenti climatici, si prevede un aumento degli eventi climatici estremi e di conseguenza un incremento delle persone in movimento.
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, i migranti ambientali sono coloro che, a causa di repentini o graduale cambiamenti ambientali che influiscono negativamente sulla loro vita o condizioni di vita, sono costretti a lasciare la loro casa, temporaneamente o in modo permanente, spostandosi in un’altra area del proprio paese o all’estero.
Fattori come l’aumento demografico, la povertà, la sicurezza umana e i conflitti rendono difficile stimare con precisione il numero di migranti ambientali nel mondo. Le stime variano dai 25 milioni a un miliardo entro il 2050.
In che modo l’UE sta affrontando il problema dell’immigrazione?
L’UE sta adottando diverse misure per facilitare i percorsi legali per i lavoratori migranti. Queste iniziative sono finalizzate a colmare la carenza di manodopera, colmare le lacune di competenze e promuovere la crescita economica.
Queste misure includono:
- Carta Blu UE: Si tratta di un permesso di lavoro e di soggiorno che consente ai cittadini extracomunitari di lavorare e risiedere in uno dei paesi dell’UE, a condizione che abbiano un diploma universitario o un titolo equivalente e un’offerta di lavoro che soddisfi una soglia salariale minima.
- Permesso Unico: Questo è un permesso combinato di lavoro e soggiorno che viene rilasciato per un periodo massimo di due anni dal paese dell’UE.
- Status di soggiornante di lungo periodo nell’UE: Questo status consente alle persone provenienti da paesi al di fuori dell’UE di soggiornare, lavorare e circolare liberamente all’interno dell’UE per un periodo indefinito.
Queste misure sono volte a semplificare i processi burocratici e a fornire ai lavoratori migranti una maggiore sicurezza giuridica e opportunità di sviluppo professionale all’interno dell’UE. L’obiettivo è quello di favorire la migrazione legale e gestire in modo più efficace le esigenze del mercato del lavoro nell’UE.
Nuovo patto UE su immigrazione e asilo
Un nuovo accordo sull’immigrazione e l’asilo dell’Unione Europea (UE) è stato approvato dal Parlamento nell’aprile 2023. L’obiettivo è gestire in modo efficace i flussi migratori, affrontando le richieste di asilo e rafforzando la protezione delle frontiere esterne. Adesso si daranno avvio ai colloqui con i paesi membri dell’UE, con l’obiettivo di concludere entro febbraio 2024. Il nuovo accordo sulla migrazione e l’asilo prevede procedure migliorate e più rapide in tutto il sistema migratorio.
Il nuovo patto sull’immigrazione dell’UE rappresenta una revisione del regolamento Dublino, che stabilisce quale paese sia responsabile di gestire ogni richiesta di asilo. Il sistema proposto incoraggia i paesi membri dell’UE a contribuire in modo flessibile, attraverso misure come la ricollocazione dei richiedenti asilo dal paese di primo ingresso o il rimpatrio delle persone senza diritto di soggiorno. Il nuovo sistema si basa sulla cooperazione volontaria e prevede forme flessibili di sostegno, che potrebbero diventare obbligatorie durante periodi di maggiore pressione.
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