Chi era Attila, il flagello di Dio?

Attila, il flagello di Dio, fu una delle figure più cruente della Storia, capace di umiliare l’Impero romano e terrorizzare l’intero continente

Chi era Attila, il flagello di Dio?
Chi era Attila, il flagello di Dio. Attila, il Re degli Unni, è il più famoso dei re barbari che sfidarono i Romani negli ultimi decenni dell’Impero di Occidente. Su di lui fiorirono numerose leggende.

Dai romani venne chiamato “il flagello di Dio“. Si diceva che dove passava lui non cresceva più l’erba. Gli si addebitavano immense stragi e episodi di cannibalismo. Invece, nelle saghe germaniche delle terre appartenenti al suo regno, Attila veniva visto come un monarca saggio, leale e addirittura misericordioso. Per gli ungheresi, che si considerano in parte eredi degli Unni, è una sorta di eroe.

Chi è Attila

Attila nacque nel 406 d.C. nell’Asia Centrale. Il suo nome significa “piccolo padre“.

Gli Unni erano una popolazione nomade proveniente dalle aree dell’attuale Cina che nei secoli si era spinta fino alle pianure ungheresi del Danubio, razziando e devastando tutto ciò che incontravano sul loro cammino.

Attila, come tutti gli Unni, imparò a cavalcare fin da bambino, distinguendosi per destrezza e animo combattivo. Essendo orfano di padre, venne cresciuto dallo zio, il Re degli Unni Ruga (o Rua).

All’inizio del V secolo l’Impero romano era diviso in maniera definitiva tra Oriente e Occidente, con 2 sovrani separati. Il Re Ruga strinse un accordo con l’Impero Romano d’Occidente che, in cambio di ingenti tributi, si impegnava a non attaccare i confini dell’Impero. Nel patto rientrava anche il giovane Attila, che venne inviato a Ravenna (dove viveva l’Imperatore) in cambio di uno scambio di ostaggi con un giovane notabile romano di nome Ezio.

Attila apprese le usanze e la cultura dei Romani, ma ben presto iniziò a disprezzarle, perché il glorioso Impero era ormai solo un lontano ricordo (la società romana era infettata da corruzione e costumi decadenti). Tornato a casa, iniziò a prendere parte alle invasioni intraprese dallo zio Ruga, che però morì poco dopo (nel 434). Al trono salì Bleda (fratello di Attila), un uomo feroce e ambizioso che continuò a devastare l’Europa Orientale. Gli Unni erano guerrieri formidabili, maestri con l’arco e cavalieri senza pari.

Ben presto, avanzando pretese sempre maggiori sul piano economico, i 2 re (Bleda e Attila) giunsero ai ferri corti con l’imperatore d’Oriente Teodosio II. Nel 441, seguì l’invasione unna dei Balcani, che si spinse fino alle porte di Costantinopoli.

L’ascesa di Attila

Dopo anni passati all’ombra del fratello, Attila decise che era giunto il momento di prendersi ciò che gli spettava e simulando un incidente, uccise il fratello Bleda. Ora era Attila il Re degli Unni.

Il nuovo Re volse lo sguardo contro l’Impero Romano d’Oriente. In quegli anni si guadagnò la sua terribile fama, eliminando con crudeltà i suoi nemici e permettendo alle sue truppe di saccheggiare città, incendiare case e stuprare le donne dei luoghi invasi.

La paura che incuteva alimentò miti e leggende: si diceva che ogni qual volta prendesse una città, subito chiedeva che gli venissero consegnati i traditori che erano passati al nemico e che questi, pur di non subire la tremenda punizione, si uccidevano senza esitazione. Si narra, inoltre, che mangiò i suoi figli Erp e Eitil (gli storici, però, non hanno ancora trovato prove certe).

Nel 447 impose ai Romani d’Oriente un trattato di pace umiliante, ai limiti dell’asservimento. Dopo il trionfo a Oriente, Attila era padrone incontrastato di un regno molto vasto, esteso dall’Asia centrale fino al Reno e al Danubio. Cominciò, quindi, a guardare verso Occidente.

Nel 450 d.C, l’imperatore d’Oriente Teodosio II morì, lasciando il debole Impero d’Occidente a Valentiniano III. Valentiniano aveva una sorella di nome Onoria, che in seguito ad uno scambio era stata esiliata a Costantinopoli.

Onoria chiese aiuto ad Attila per evitare il matrimonio con il senatore Basso Ercolano, a lei sgradito. Inviò addirittura al sovrano barbaro un anello. Il re unno, che aveva già diverse mogli, considerò quel gesto una proposta di nozze e iniziò ad avanzare pretese sui territori imperiali. Tali pretese, però, vennero rispedite al mittente da Valentiniano.

Così, nel 451, gli Unni invasero la Gallia (attuale Francia), per prendersi con la forza quello che era stato negato con la politica. In questo periodo, Attila ebbe molto da fare con il generale romano Ezio (proprio il nobile che era stato scambiato con lui come ostaggio in gioventù). All’inizio sembrava che Ezio riuscisse a tenergli testa, ma la sete di gloria di Attila era troppo forte e ben presto i 2 dovettero affrontarsi sul campo di battaglia. A Orlèans, Ezio riuscì a respingere l’assedio degli Unni. Anche lo scontro che avvenne a Châlons (passato alla Storia come la “Battaglia dei Campi Catalunici”), vide il generale romano prevalere su Attila.

Questo, però, non fermò le incursioni degli Unni, e di fronte all’ennesimo rifiuto della mano di Onoria, Attila puntò su Roma. Nel 452, Attila penetrò nell’Italia Settentrionale, mettendola a ferro e fuoco.

Ad Aquileia (in Friuli), il Re degli Unni incontrò la prima grande resistenza, tanto da pensare di togliere l’assedio alla città, convinto che non potesse essere presa. Proprio quando stava per dare l’ordine, vide una cicogna bianca calare sulla città, alla ricerca di un nido. Attila, che era molto superstizioso, lo prese come un segnale di buon auspicio e proseguì il suo proposito. Dopo poco tempo Aquileia cadde. Seguirono la stessa sorta anche Padova e Milano. L’imperatore Valentiniano fu costretto a scappare a Roma (l’imperatore viveva a Ravenna).

Il Papa

Quando Attila giunse alle porte di Roma avvenne un evento inaspettato. Vicino al Po (forse a Governolo, in provincia di Mantova) gli venne incontro da Roma una delegazione capeggiata dal pontefice Leone I, incurante dei racconti macabri sulla fine che incontravano gli emissari che facevano infuriare Attila.

Nessuno sa cosa Papa Leone disse ad Attila, ma quest’ultimo rinunciò alla conquista.

Su quell’incontro circolano, però, molte leggende agiografiche. Si racconta che il pagano Attila, per intercessione divina, abbia deciso di ritirarsi quando il Papa gli mostrò il crocefisso. O ancora, che il re barbaro temeva per la stanchezza dei suoi guerrieri, fiaccati anche da un’epidemia, tanto più che il nuovo imperatore d’Oriente, Marciano, minacciava di muovere contro gli Unni sul Danubio. Infine, può darsi anche che i romani, tramite il Papa, gli abbiano offerto segretamente una forte quantità di oro in cambio della pace.

La morte di Attila

Pochi mesi dopo, Attila prese in moglie una giovane chiamata Ildico, proveniente da una delle tante popolazioni assoggettate.

Dopo una notte di vino e festeggiamenti per lo sposalizio, gli Unni trovarono il loro Re morto nel suo letto, affogato dal suo stesso sangue. Attila morì, così, nei primi mesi del 453.

Molti anni dopo prese corpo la voce che fosse stata proprio la sposa a ucciderlo nel sonno. Questa versione è ripresa da alcune saghe germaniche, secondo cui la donna vendicò i suoi parenti sterminati dal monarca unno.

Intanto, senza il loro capo, il regno degli Unni si dissolse in breve tempo.

Si narra che Attila fu seppellito con il massimo sfarzo in un triplo sarcofago di oro, argento e ferro. Nel 1959 una tomba unna ritrovata in Ungheria presso il fiume Tibisco venne identificata nel sepolcro di Attila, ma l’ipotesi è stata poi smentita.

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