Dal 2013 ad oggi, la “fuga” dei laureati italiani è aumentata di oltre il 40%
Quanti sono i laureati che vanno via dall’Italia? In Italia, per i giovani, entrare nel mercato del lavoro è difficile, indipendentemente dal fatto che si possieda una laurea.
Frequentare l’università e laurearsi non comporta, come avviene in altri Paesi, più possibilità di trovare lavoro rispetto a chi ha livelli di istruzione più bassi. Questa è una delle ragioni per cui in Italia la quota di giovani laureati è inferiore rispetto a quella degli altri Paesi che fanno parte dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Inoltre, chi intraprende un percorso universitario, poi tende ad andarsene dal Paese. Questo perché le prospettive occupazionali ridotte, così come il divario retributivo tra Italia e altri Paesi, spingono moltissimi laureati a lasciare l’Italia.
Corte dei conti
Dal 2013 ad oggi si registra un aumento della “fuga di cervelli” del 41,8%. Il dato viene dal “Referto sul sistema universitario 2021” approvato dalle Sezioni riunite della Corte dei conti. La Corte dei Conti sottolinea, però, che nell’ultimo decennio è aumentato il numero di laureati più giovani, ma rimaniamo indietro rispetto agli altri Paesi.
Infatti, nel 2019 il 34% delle donne e il 22% degli uomini tra i 25 e i 34 anni erano laureati, contro la media Ocse del 51% per le donne e del 39% per gli uomini. Inoltre, solo il 68% dei laureati italiani ha un lavoro, contro l’85% di media Ocse.
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