La funivia che collega Stresa con il Mottarone è precipitata e al momento ci sono 14 vittime
In Piemonte è caduta una cabina della funivia Stresa-Mottarone: 14 morti. Intorno alle 13.00 di domenica 23 maggio, una cabina della funivia che collega la città di Stresa (sulla sponda piemontese del Lago Maggiore) con il monte Mottarone è caduta mentre trasportava 15 persone. 14 sono morte (13 sul luogo dell’incidente, mentre un bambino di 9 anni dopo essere stato trasportato in ospedale a Torino). L’unico superstite è un bambino di 5 anni.
La procura di Verbania (provincia del Verbano-Cusio-Ossola) ha aperto un’inchiesta sulle cause dell’incidente, ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Anche il ministero delle Infrastrutture ha istituito una commissione d’inchiesta su quanto accaduto per verificare che prima dell’incidente fossero stati svolti i controlli necessari sull’impianto.
3 persone arrestate
La Procura di Verbania ha disposto l’arresto di 3 persone. Gli arresti, che dovranno essere convalidati dal giudice per le indagini preliminari (GIP), riguardano Luigi Nerini (amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia), Gabriele Tadini (direttore del servizio), ed Enrico Perocchio (caposervizio). Sono accusati di omicidio colposo e di rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Gli arresti sono stati disposti dalla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, titolare dell’inchiesta, in seguito a una svolta nelle indagini avvenuta dopo la diffusione di un alcuni fotogrammi di un video dei vigili del fuoco che sembrano mostrare che il funzionamento di almeno 1 delle 2 ganasce che frenano la cabina fosse stato bloccato da un “forchettone”, cioè un attrezzo metallico usato durante le manutenzioni di routine per inibire l’attivazione del freno: questo attrezzo va tolto quando la funivia è in servizio, ma in questo caso sarebbe stato lasciato, impedendo l’attivazione di almeno uno dei freni d’emergenza.
Scarcerati
Sabato 29 maggio 2021 – Il GIP Donatella Banci Bonamici ha disposto la scarcerazione di Luigi Nerini (amministratore della società che gestisce la funivia del Mottarone) ed Enrico Perocchio (direttore del servizio della funivia). Il GIP non ha ritenuto sufficienti gli elementi che avevano portato all’arresto di Nerini e Perrocchio, mentre ha confermato le misure cautelari nei confronti di Gabriele Tadini (caposervizio della funivia), per il quale sono stati però disposti gli arresti domiciliari.
La posizione più grave sembra essere quella di Tadini, che ha ammesso di aver lasciato inseriti sul carrello della cabina della funivia i cosiddetti “forchettoni”, strumenti usati per impedire l’attivazione dei freni di emergenza durante operazioni straordinarie di manutenzione.
La dinamica
Secondo l’ipotesi della Procura il “forchettone” sarebbe stato lasciato consapevolmente, per “evitare disservizi e blocchi della funivia“, che da quando aveva ripreso servizio presentava anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale, con un possibile blocco del servizio. “Si è trattato di una scelta consapevole dettata da ragioni economiche. L’impianto avrebbe dovuto restare fermo“, ha detto Bossi. La procuratrice ha spiegato che gli arresti sono “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto. Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale“.
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