Roma è solo l’ultima delle 5 capitali d’Italia che si sono susseguite nella storia dello Stato italiano
Quante sono state le capitali d’Italia? Roma, la città dell’Impero Romano, e dello Stato della Chiesa, è solo l’ultima delle 5 capitali d’Italia che si sono susseguite nella storia dello Stato italiano.
Quando, nel 1861, venne proclamata l’Unità d’Italia, Roma non era nemmeno compresa all’interno dei confini nazionali. Infatti, la Seconda Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi avevano consegnato al regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II la Lombardia, parte del Centro Italia e tutto il Mezzogiorno (sottratto all’ex-Regno delle Due Sicilie). Rimaneva fuori il Veneto (in mano agli austriaci) e lo Stato Pontificio di Papa Pio IX (che non aveva intenzione di lasciare Roma al regno italiano).
Quindi, si scelse di eleggere provvisoriamente Torino (già capitale del regno di Sardegna) come temporaneo centro amministrativo del nuovo Stato.
Poi, il 15 settembre 1864, l’imperatore francese Napoleone III (nipote di Napoleone Bonaparte), per assicurarsi che il Regno d’Italia non avanzasse pretese su Roma, fece stipulare un accordo con gli italiani (la cosiddetta “Convenzione di settembre“) con cui la capitale definitiva veniva spostata da Torino a Firenze. Cominciarono, così, dei massicci lavori pubblici per adattare la città toscana al suo nuovo ruolo: gran parte delle vecchie mura trecentesche vennero abbattute per far spazio a viali ed edifici amministrativi, mentre i maestosi palazzi rinascimentali divennero le sedi di Ministeri e uffici statali.
L’Italia, però, contrariamente a quanto promesso a Napoleone III, aveva il desiderio di prendere Roma e ci riuscì nel 1870, con il famoso episodio della “breccia di Porta Pia“.
Dal 1871, quindi, Roma divenne la terza capitale d’Italia. Da quel momento Roma è sempre stata riconosciuta come capitale d’Italia, sia durante il periodo monarchico (conclusosi nel 1946), che dopo la proclamazione della Repubblica.
Ci furono, però, 2 brevi eccezioni. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’Italia si trovò spaccata a metà. Infatti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il Centro-Nord rimase sotto il controllo dei nazifascisti, mentre il Sud era già stato liberato dalle Forze Alleate. Re Vittorio Emanuele III e il governo fuggirono a Brindisi (Puglia), e divenne la quarta capitale fino al febbraio 1944. Poi, toccò a Salerno diventare temporaneamente capitale d’Italia.
Infine, tra il 4 e il 5 giugno 1944 le truppe americane entrarono a Roma, e la Città Eterna poté riappropriarsi del suo titolo capitale d’Italia.
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