Il minorenne che ha almeno 14 anni e meno di 18 anni è imputabile penalmente se si dimostra il suo stato di capacità
Minorenne aggredisce maggiorenne: cosa rischia? Il minorenne che commette un reato non è sempre esente da responsabilità penali. Infatti, chi ha almeno 14 anni e meno di 18 anni è imputabile penalmente se si dimostra il suo stato di capacità. Invece, per quella civile (ossia, per i danni procurati alla vittima) rispondono in ogni caso i suoi genitori.
Quando un minorenne risponde dei reati commessi?
Il nostro ordinamento stabilisce una responsabilità penale anche per i minorenni con almeno 14 anni dei quali sia accertata la capacità d’intendere e volere. Quindi, è possibile distinguere la responsabilità penale in base all’età.
I maggiorenni
Chi ha compiuto 18 anni è sempre responsabile penalmente a meno che non dimostri che versasse, al momento dell’atto, in condizioni di incapacità d’intendere e volere. Essere ubriaco o drogato non è una causa di giustificazione, perché si tratta di una condizione in cui il colpevole si è posto volontariamente e consapevolmente (a meno che non si tratti di uno stato abituale, equiparabile a una dipendenza, e quindi a una malattia).
Minori di 14 anni
Chi ha meno di 14 anni non è mai responsabile per i reati commessi, né i suoi genitori (la responsabilità penale è sempre e solo dell’autore del fatto). Quindi, se un minore di 14 anni commette un reato, di esso non risponde nessuno e resta impunito. Però, qualora sia accertata la pericolosità del minore, potranno essere adottate misure volte a eliminare il pericolo, ma in nessun caso il giovane potrà essere processato penalmente e punito. Invece, per quanto riguarda i danni da lui procurati, di questi ne rispondono i genitori (in quanto responsabili della custodia del minore ai sensi del Codice civile).
Minori tra i 14 e i 17 anni
Chi ha tra i 14 e i 17 anni è responsabile penalmente (ossia, risponde dei reati commessi) se il giudice accerta l’effettiva capacità d’intendere e volere. Se il magistrato ritiene che tale capacità sussista, condannerà il minore al pari di un maggiorenne, applicandogli le stesse sanzioni. L’unica differenza ri guarda il fatto che la competenza non spetta al tribunale ordinario ma al tribunale dei minorenni.
In queste particolari Corti di giustizia, l’organo giudicante è di tipo collegiale (è composto al suo interno sia da magistrati che da esperti dell’età evolutiva, quali psicologi e psichiatri). Il minore può, però, godere di un trattamento di maggior favore, da un lato potendo ottenere l’attenuante per la minore età, dall’altro potendo scontare la pena in istituti penitenziari dedicati ai minorenni. Inoltre, per i reati più tenui commessi dai minori sono previste forme speciali di definizione del procedimento volte a mettere in guardia il minorenne senza comprometterne lo sviluppo (quali il perdono giudiziale e la messa alla prova).
Al pari di chi ha 13 anni o meno, anche il minore che abbia almeno 14 anni non risponde delle conseguenze risarcitorie delle proprie azioni (gli eventuali danni saranno pagati dai genitori).
Cosa rischia il minorenne che aggredisce un maggiorenne?
Le regole elencate valgono sia se il minorenne compie un reato ai danni di un coetaneo, sia se il reato è ai danni di un soggetto più grande o più piccolo. Quindi, il fatto che un minorenne aggredisca un maggiorenne non rende meno grave l’azione perché la vittima (più robusta o fisicamente più forte) potrebbe difendersi.
In questi casi è legittimo usare la forza per difendersi (quindi, la legittima difesa) quando non si hanno altri modi per sfuggire da un grave pericolo alla propria incolumità fisica. Ma il ricorso alla legittima difesa non è obbligatorio. Quindi, se la vittima soccombe perché non ha voluto (o potuto) difendersi, il fatto di essere più grande dell’aggressore non scagiona il minorenne. Per ottenere il risarcimento dei danni bisognerà, però, rivolgersi ai suoi genitori (quindi, intentare la causa contro di loro).
Se l’aggressore ha 13 anni o meno, non essendo possibile alcun processo penale, non ha alcun senso presentare una querela. L’unica strada per la vittima è quella di chiedere un risarcimento del danno ai genitori del colpevole.
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