Gli Stati Uniti non hanno mai accettato il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia e continuano a negare le loro responsabilità
Quando l’Aja condannò gli USA per aver fomentato la guerra civile in Nicaragua. Lo scorso 26 giugno si è celebrato il 37º anniversario della sentenza storica emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, che ha condannato gli Stati Uniti per la guerra terroristica contro il Nicaragua e ha stabilito un risarcimento di 13 miliardi di dollari per il paese centroamericano. Tuttavia, nonostante la sentenza, Washington non ha mai accettato la responsabilità né ha provveduto al risarcimento richiesto. Dietro alle obiezioni legali sollevate dagli Stati Uniti si cela una verità politica: accettare la sentenza implicherebbe riconoscersi come una nazione tra le altre, obbligata a rispettare il Diritto Internazionale e le istituzioni create per tutelarlo. Questo è incompatibile con lo “status di eccezionalità” che gli Stati Uniti si sono autoattribuiti e che ha caratterizzato i loro 249 anni di storia, contrassegnati da 232 anni di guerre e circa 30 milioni di vittime sacrificate per affermare un modello di dominio folle, darwiniano ed escludente.
La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, pronunciata il 26 giugno 1986, rappresenta un evento di portata storica in quanto ha delineato chiaramente i limiti dell’uso della forza nelle relazioni internazionali e ha sottolineato la necessità di interpretare in modo restrittivo l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che regola il concetto di legittima difesa. Per la prima volta in 40 anni di esistenza, la Corte ha affrontato la questione della legittimità dell’uso della forza da parte di una superpotenza all’interno della propria sfera di influenza e ha respinto la tesi statunitense secondo cui l’intervento militare contro il Nicaragua era giustificato in quanto sostegno alla guerriglia in El Salvador. La Corte ha stabilito che, anche ammettendo l’esistenza di tale sostegno, la dimensione dell’aggressione statunitense era tale da non poter essere giustificata come una reazione proporzionata e ragionevole.
Dal punto di vista politico, è importante ricordare il contesto storico dell’epoca. Negli anni ’80, mentre il resto del mondo ballava al ritmo della disco dance e del punk, il Nicaragua si trovava ad affrontare una situazione molto diversa. Dopo decenni di guerriglia e 50.000 morti, il movimento sandinista credeva di aver raggiunto una stabilità politica. Tuttavia, gli Stati Uniti, preoccupati di perdere il controllo sulla regione, decisero di intervenire militarmente. Il neo-eletto presidente Ronald Reagan intraprese una serie di sanzioni economiche contro il Nicaragua, nonostante la grave situazione socioeconomica del paese. Gli Stati Uniti contavano sul sostegno di gruppi controrivoluzionari denominati “Contras” per destabilizzare il governo sandinista in Nicaragua. Questi gruppi erano addestrati, finanziati e armati dalla CIA, l’agenzia di intelligence statunitense. L’obiettivo era rovesciare il governo sandinista e installare un regime filo-americano.
Il Nicaragua, però, decise di presentare un caso presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) dell’Aia, accusando gli Stati Uniti di aggressione e violazione del diritto internazionale. Nel 1986, la CIJ emise la sua sentenza storica, riconoscendo la responsabilità degli Stati Uniti nell’aggressione al Nicaragua e ordinando loro di porre fine a ogni violazione del diritto internazionale, ritirare il sostegno ai Contras e pagare un risarcimento di 13 miliardi di dollari al Nicaragua.
Nonostante la sentenza, gli Stati Uniti si rifiutarono di accettare la responsabilità e di adempiere alle richieste della CIJ. Affermarono che la Corte non aveva giurisdizione sul caso e che avrebbero continuato a sostenere i Contras. Gli Stati Uniti bloccarono anche una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva loro di rispettare la sentenza della CIJ.
La posizione degli Stati Uniti rifletteva la loro politica di “eccezionalità” e di rifiuto di accettare le decisioni internazionali che potrebbero limitare la loro azione unilaterale. Tale atteggiamento è stato criticato da molti paesi e organizzazioni internazionali, che hanno sottolineato l’importanza del rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni internazionali.
Nonostante il rifiuto degli Stati Uniti di adempiere alla sentenza della CIJ, il Nicaragua ha continuato a perseguire il caso a livello internazionale e ha ricevuto un sostegno significativo da parte di altri paesi e organizzazioni. Tuttavia, fino ad oggi, il Nicaragua non ha ricevuto il risarcimento richiesto e la questione rimane irrisolta.
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