In Italia, molte pensioni sono al di sotto dei 1.000 euro mensili: circa 1/3 dei pensionati riceve assegni di importo inferiore a questa soglia
Come aumentare la pensione più bassa di 1.000 euro? Molte pensioni in Italia sono al di sotto dei 1.000 euro mensili, con circa 1/3 dei pensionati che riceve assegni di importo inferiore a questa soglia. Tuttavia, esistono soluzioni per incrementare il reddito pensionistico. Secondo i dati dell’INPS, quasi il 58% delle pensioni erogate nel 2022 era inferiore ai 1.000 euro al mese, ma considerando il cumulo di più trattamenti pensionistici, la percentuale scende al 31,9%.
Nonostante i tentativi politici di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro, nel 2024 la soglia è rimasta a 614,77 euro a causa di incrementi straordinari previsti dalla legge di Bilancio 2023. Di conseguenza, molti pensionati con assegni molto bassi si chiedono come aumentarli.
Sebbene esistano soluzioni per incrementare le pensioni al di sotto dei 1.000 euro, raggiungere tale soglia può essere difficile senza altre prestazioni accessorie, come l’indennità di accompagnamento per invalidi civili totali. Alcune delle migliori soluzioni per aumentare le pensioni includono il cumulo di più trattamenti pensionistici, l’ottenimento di altre prestazioni accessorie e la pianificazione finanziaria oculata.
Cosa sono i diritti inespressi?
Quando la pensione è molto bassa, nettamente al di sotto dei 1.000 euro, è possibile accedere a prestazioni integrative che aumentano il suo importo, come le maggiorazioni sociali e l’integrazione al trattamento minimo. Questi strumenti, nel migliore dei casi, possono far aumentare l’importo della pensione fino a 735,05 euro.
Tuttavia, l’accesso a queste prestazioni non è automatico: è necessario che il titolare della pensione presenti una domanda all’INPS. Talvolta, a causa di una scarsa conoscenza della normativa sulla pensione, possono non essere applicati gli aumenti a cui il pensionato avrebbe diritto se ne avesse fatto richiesta.
Per facilitare questo processo, è disponibile nell’area personale My INPS un servizio chiamato “Consulente digitale delle pensioni“, attivo online dalla primavera del 2022. Questo servizio aiuta i pensionati a scoprire se hanno diritto a maggiorazioni e incrementi e, se del caso, a presentare immediatamente la relativa richiesta.
Ad esempio, se la pensione è inferiore alla soglia minima di 598,61 euro nel 2024, è possibile richiedere un’integrazione fino a raggiungere tale importo, che sale a 614,77 euro grazie all’integrazione aggiuntiva e straordinaria introdotta per quest’anno dal governo Meloni.
Inoltre, i pensionati di almeno 70 anni possono richiedere un ulteriore incremento chiamato “al milione“, che prevede un aumento di 136,44 euro, portando l’importo complessivo a 735,05 euro. Tuttavia, è possibile accedere a questo aumento anche prima: il requisito anagrafico può essere ridotto di un anno ogni cinque anni di contributi maturati dal pensionato, fino a un massimo di 65 anni.
Quando la pensione è estremamente bassa, è possibile integrarla facendo richiesta dell’Assegno sociale. Questo strumento non è riservato solo a coloro che non hanno diritto al trattamento previdenziale all’età di 67 anni, ma anche a chi ha una pensione inferiore all’importo dell’Assegno sociale stesso.
Tuttavia, è importante tenere presente che il valore complessivo dei due trattamenti non può superare quello dell’Assegno sociale. Ciò significa che hanno diritto all’Assegno sociale in contemporanea con la pensione solo coloro che percepiscono un trattamento previdenziale inferiore a 6.947,33 euro all’anno. Si tiene conto anche del reddito del coniuge: in tal caso, la somma dei redditi non può superare i 13.182,78 euro (il doppio del valore annuo dell’Assegno sociale).
Cos’è l’assegno di inclusione?
Il pensionato, se vive in un nucleo familiare composto solo da persone di età superiore a 67 anni o comunque da individui con disabilità, può richiedere l’Assegno di Inclusione. Questo strumento prevede un’integrazione dell’importo della pensione percepite, la quale varia a seconda della composizione e del reddito familiare. Ad esempio, se il nucleo familiare è composto da un solo individuo, l’assegno previdenziale può essere integrato fino a 7.560 euro all’anno, corrispondenti a 630 euro al mese. In aggiunta, possono essere concessi ulteriori 150 euro al mese per il rimborso delle spese di affitto per l’abitazione.
Per avere diritto a tale assegno, il reddito familiare non deve superare i 7.560 euro, cifra che aumenta a 9.360 euro nel caso in cui si paghi un affitto. Se ci sono altri membri nel nucleo familiare, i limiti di reddito sopra indicati vengono adeguati utilizzando il parametro di scala di equivalenza. Questo parametro aggiunge 0,4 per ogni persona oltre i 67 anni e 0,50 per ogni individuo con disabilità (fino a un massimo di 2,2 o 2,3 in presenza di persone con disabilità nel nucleo).
Se nel nucleo familiare del pensionato ci sono anche persone con meno di 67 anni, è comunque possibile richiedere l’Assegno di Inclusione, ma in questo caso le regole di calcolo sono diverse.
Cos’è la pensione di reversibilità?
Un’altra prestazione che può incrementare la pensione è la pensione di reversibilità, la quale è compatibile con l’assegno pensionistico e può essere richiesta dal coniuge superstite al momento del decesso del partner.
Il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione maturata dal defunto, una percentuale che può salire fino al 100% se ci sono due o più figli. Tuttavia, la pensione diretta e quella di reversibilità non sono totalmente cumulabili. Se l’assegno percepito dal coniuge superstite supera tre volte il trattamento minimo di pensione, allora si applicano delle riduzioni alla pensione di reversibilità.
Per il 2024, considerando un valore di 7.781,91 euro come pensione minima, le riduzioni per la pensione di reversibilità sono le seguenti:
- Un taglio del 25% per redditi compresi tra 23.345,73 euro (3 volte il trattamento minimo) e 31.127,64 euro (4 volte il trattamento minimo).
- Un taglio del 40% per redditi compresi tra 31.127,64 euro (4 volte il trattamento minimo) e 38.909,55 euro (5 volte il trattamento minimo).
- Un taglio del 50% per redditi superiori a 38.909,55 euro (5 volte il trattamento minimo).
Tornare al lavoro
Una delle opzioni più efficaci per aumentare l’importo della pensione, anche se non immediatamente, è tornare a lavorare. A meno che non si sia beneficiari della quota 100, non ci sono restrizioni che vietano ai pensionati di rientrare nel mondo del lavoro, poiché la legge consente la piena compatibilità tra redditi da lavoro e pensione.
Inoltre, tornando a lavorare, si versano nuovi contributi previdenziali, i quali possono permettere di richiedere un aumento della pensione dopo alcuni anni. Questo strumento, noto come “supplemento di pensione”, può essere richiesto ogni 5 anni o, in alternativa, una sola volta dopo due anni dalla liquidazione della pensione o dall’ultima richiesta di supplemento.
Inoltre, è possibile aumentare la pensione beneficiando pienamente dell’indennità di accompagnamento. Questa prestazione assistenziale è destinata a coloro che hanno un’invalidità al 100% e necessitano di assistenza nella deambulazione e nelle attività quotidiane, indipendentemente dall’età. Anche i pensionati hanno diritto a questa indennità, poiché non è soggetta a requisiti reddituali. Per coloro che soddisfano i requisiti, è possibile ottenere un sostegno aggiuntivo pari a 531,76 euro all’anno.
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