Gli antinfiammatori possono essere usati nei casi di Covid lieve-moderato (quando non serve il ricovero), all’inizio dei sintomi
La terapia con antinfiammatori per curarsi dal Covid. All’inizio non c’erano cure, né certezze su come agisse il covid. Alcuni malati si aggravavano improvvisamente, finivano in terapia intensiva, e spesso morivano. La questione si è chiarita con il tempo, grazie al lavoro di medici e ricercatori di tutto il mondo. Ad uccidere non è Sars-CoV-2, ma l’iper infiammazione scatenata dalla risposta immune.
Come funziona il covid
Il coronavirus si replica velocemente nella fase di incubazione, poi si manifestano i primi sintomi. Nei giorni successivi, in alcuni pazienti si sviluppa una risposta immunitaria abnorme che ha come conseguenza un’iper infiammazione.
Un attacco violentissimo che parte dal nostro stesso corpo e che può danneggiare organi, portare alla formazione di trombi, causare insufficienza respiratoria, polmonite interstiziale, danno renale o miocardico acuto (il miocardio è il tessuto muscolare del cuore), sovrainfezioni, fino alla morte.
Cos’è infiammazione?
L’infiammazione è un meccanismo di difesa che si attiva per rispondere a un attacco di patogeni o per riparare parti del corpo danneggiate. Se, però, è eccessiva e fuori controllo diventa pericolosa.
Così, quando si è capito che i livelli infiammatori hanno un ruolo chiave nella progressione di Covid è divenuto chiaro che non basta agire sui sintomi (febbre, dolori), ma è cruciale colpire il problema alla radice.
I Fans
Nel protocollo del Ministero della Salute sulle cure domiciliari (per pazienti che non richiedono il ricovero) è stata introdotta ad aprile 2021 la possibilità di usare i Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), “a meno che non esista chiara controindicazione all’uso“.
Esistono tanti Fans, ma tutti hanno lo stesso meccanismo d’azione: inibiscono un enzima chiamato ciclossigenasi (Cox), di cui esistono due forme (Cox-1 e Cox-2, quest’ultima è legata specificamente all’infiammazione).
Esistono Fans non selettivi, che bloccano in varia misura Cox-1 e 2 (acido acetilsalicilico, naprossene, ibuprofene, diclofenac, nimesulide, ketoprofene, indometacina, ketorolac, piroxicam, meloxicam, dexketoprofene) e Fans attivi quasi esclusivamente sulla Cox-2 (celecoxib, etoricoxib, firocoxib, mavacoxib, robenacoxib).
Gli studi
Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano, è stato tra i primi in Italia ad avviare studi sull’uso precoce dei Fans nella cura di Covid.
“L’idea di usare antinfiammatori non steroidei fin dall’inizio dei sintomi è legata a un duplice obiettivo: ridurre il rischio di aggravamento della malattia ed evitare un buon numero di ricoveri, dato che la pressione sugli ospedali nel 2020 e 2021 era altissima“.
“Ci siamo chiesti: perché i pipistrelli (uno degli animali-serbatoio di Sars-CoV-2) non si ammalano in modo grave e non mostrano lesioni polmonari estese? Probabilmente il segreto sta nella capacità di regolare la risposta immune a base di interferone, che nei pipistrelli è rapida e non raggiunge livelli elevati. Nell’uomo, invece, la risposta può essere troppo forte e prolungata: i Fans evitano che questo accada“.
“Nei nostri primi due studi, condotti tra il 2020 e il 2021 insieme al professor Fredy Suter e pubblicati su eBioMedicine e Frontiers in Medicine, abbiamo dimostrato che nel gruppo di pazienti Covid curati precocemente con antinfiammatori non steroidei c’è una riduzione delle ospedalizzazioni del 90% rispetto a chi ha ricevuto terapie solo sintomatiche“.
“Inoltre, secondo uno studio del 2020, i Fans inibiscono contemporaneamente la maggior parte dei mediatori dell’infiammazione. Un meccanismo simile a quello di farmaci raccomandati per la cura dei pazienti gravi: penso ad alcuni anticorpi monoclonali come tocilizumab o anakinra, che sono però diretti contro specifiche citochine pro-infiammatorie (per esempio le interleuchine 1 e 6)“.
La terapia
I Fans possono essere usati nei casi di Covid lieve-moderato (quando non serve il ricovero), all’inizio dei sintomi.
In alcuni casi si acquistano senza ricetta, ma è bene consultare il medico per scegliere la molecola più adatta al proprio caso e i dosaggi adeguati.
La terapia è breve, 3-5 giorni: in questo modo si minimizzano i rischi di effetti collaterali.
Per precauzione, e in presenza di disturbi particolari, è consigliabile associare all’antinfiammatorio un farmaco gastroprotettore (come gli inibitori della pompa protonica), soprattutto se l’assunzione si prolunga per più giorni.
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