Tre scienziati dell’Istituto di Virologia di Wuhan, che stavano conducendo ricerche nel campo del guadagno di funzione, sarebbero i probabili “pazienti zero” della pandemia di Covid-19
I probabili veri primi pazienti zero. Tre scienziati dell’Istituto di Virologia di Wuhan, Ben Hu, Ping Yu e Yan Zhu, che stavano conducendo ricerche nel campo del guadagno di funzione sui nuovi coronavirus, sarebbero i probabili “pazienti zero” della pandemia di Covid-19. Questa informazione emerge da documenti ottenuti nel 2021 dal progetto White Coat Waste Project e da un’inchiesta condotta da Michael Shellenberger, Matt Taibbi e Alex Gutentag e pubblicata sulla newsletter Substack Public.
I dettagli rivelati supportano l’ipotesi che il virus SARS-CoV-2 sia sfuggito accidentalmente dal Wuhan Institute of Virology (WIV), nonostante le precedenti dichiarazioni ufficiali contrarie. Questa tesi ha trovato un certo riconoscimento quando il direttore dell’FBI, Christopher Wray, ha affermato in un’intervista a Fox News che la Covid-19 “molto probabilmente” ha avuto origine in un “laboratorio controllato dal governo cinese“.
La determinazione del “paziente zero” rimane fondamentale per comprendere definitivamente le cause della pandemia. L’identità dei tre scienziati era già nota grazie a un’indagine del Wall Street Journal basata su un rapporto dell’intelligence statunitense. Tuttavia, le autorità degli Stati Uniti e della Cina avevano mantenuto segreta l’identità del personale infetto. Un nuovo rapporto, basato su una fonte governativa degli Stati Uniti, ha confermato con certezza al 100% le loro identità.
Secondo quanto riportato da Public, i tre scienziati si stavano occupando di esperimenti sul guadagno di funzione e si sono ammalati nell’autunno del 2019, venendo successivamente ricoverati in ospedale. I registri contabili federali ottenuti tramite una richiesta del Freedom of Information Act (FOIA) del 2021 contro il National Institutes of Health (NIH) confermano che Ben Hu era responsabile di pericolosi esperimenti sui virus finanziati dai contribuenti statunitensi tramite il National Institutes of Allergy and Infectious Diseases del dottor Anthony Fauci (NIAID) e l’USAID.
Documenti riservati pubblicati da The Intercept nel settembre 2021 avevano rivelato la cooperazione tra Stati Uniti e Cina nelle ricerche sui coronavirus nei pipistrelli presso il laboratorio di Wuhan. Questi documenti svelavano che l’organizzazione statunitense EcoHealth Alliance, finanziata da Fauci e guidata da Peter Daszak, aveva fornito 3,1 milioni di dollari per studi sul guadagno di funzione e l’identificazione e la manipolazione dei coronavirus.
È emerso che il NIAID e l’USAID hanno inviato oltre 41 milioni di dollari in sovvenzioni al laboratorio di Wuhan, dove Ben Hu, identificato come paziente zero, era coinvolto nei pericolosi esperimenti sul guadagno di funzione. Hu ha lavorato con la virologa Shi Zheng-Li, nota come “Bat Woman“, che ha scoperto l’origine della SARS e ha studiato i coronavirus dei pipistrelli per creare ibridi ricombinanti.
Le recenti rivelazioni non costituiscono ancora una prova definitiva dell’origine artificiale del virus, ma sollevano interrogativi cruciali sull’origine della pandemia. Per lungo tempo, discutere dell’ipotesi di una fuga dal laboratorio era considerato un tabù, ma ora un’analisi più obiettiva e approfondita sull’origine del virus sta prendendo piede. Tuttavia, molti media, soprattutto italiani, preferiscono ignorare o etichettare queste indagini divergenti come “cospirazionismo“. L’inchiesta di Public, ad esempio, è stata quasi del tutto ignorata in Italia.
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