Secondo l’ultimo rapporto dell’ONU, il massimo della popolazione mondiale verrà raggiunto verso la metà degli anni 2080, con circa 10,3 miliardi di persone. Successivamente, si prevede una leggera riduzione a livelli molto più bassi di quanto previsto fino a dieci anni fa
Le previsioni dell’ONU indicano un calo della popolazione mondiale a partire dal 2080. Secondo l’ultimo rapporto dell’ONU, la prospettiva demografica globale è cambiata. L’idea di una Terra in continua sovrappopolazione è stata sostituita da una visione che prevede un picco massimo di popolazione, seguito da un graduale calo. Si stima che il massimo della popolazione mondiale verrà raggiunto verso la metà degli anni 2080, con circa 10,3 miliardi di persone. Successivamente, si prevede una leggera riduzione a livelli molto più bassi di quanto previsto fino a dieci anni fa. Attualmente la popolazione è di circa 8,2 miliardi di persone, e salirà fino al picco nei prossimi sessant’anni per poi ridursi a 10,2 miliardi entro la fine del secolo, come indicato nel rapporto “World Population Prospects 2024“.
Il grafico del calo della popolazione
Il rapporto include un grafico che mostra chiaramente il punto massimo della popolazione mondiale, seguito da una discesa. Questo calo rappresenta un evento raro nella storia dell’umanità, che ha generalmente conosciuto periodi di espansione demografica, tranne che in casi eccezionali come agli albori della nostra specie o durante la Peste Nera nel XIV secolo. Secondo la rivista The Lancet, questa riduzione potrebbe essere ancora più drastica, con un’inversione di tendenza a circa 9,7 miliardi di abitanti.
Cause del calo demografico e previsioni future
La diminuzione della popolazione è causata dal fatto che il tasso di fertilità, ossia il numero medio di figli per donna, è inferiore al tasso di mortalità. Aumento dell’aspettativa di vita e altre variabili, come i limiti biologici, non influenzano il tasso di fertilità. Se il calo demografico alla fine del XXI secolo continuasse allo stesso ritmo, l’umanità, prima o poi, potrebbe estinguersi.
Seguendo le attuali previsioni, la popolazione mondiale si ridurrebbe di circa 100 milioni di abitanti ogni 20 anni. Se questo trend rimanesse costante, la popolazione arriverebbe a zero in circa 2040 anni a partire dal 2100. Questo significa che l’umanità potrebbe scomparire attorno all’anno 4140. Il calcolo si basa sulla riduzione di circa 5 milioni di persone l’anno tra il 2080 e il 2100. Dividendo la popolazione massima raggiunta per questo valore annuale, si ottiene l’anno ipotetico dell’estinzione.
L’ipotesi di stabilizzazione dell’ONU
L’ONU prevede comunque che, a un certo punto, la curva demografica si stabilizzerà e il calo si fermerà. Ma quali potrebbero essere le ragioni per cui questo accada? Se, culturalmente, continuerà a prevalere una visione basata sull’indipendenza individuale, sull’attenzione al presente piuttosto che al futuro, è difficile immaginare una ripresa della fertilità; anzi, potrebbe avvenire il contrario, accelerando il declino.
Considerando che la prima civiltà conosciuta, il sito archeologico di Göbekli Tepe, risale a circa 11-12 mila anni fa, tutta la storia della civiltà umana potrebbe concludersi in un arco temporale di 15 mila anni, un intervallo brevissimo rispetto alla durata della Terra stessa.
La riflessione sul futuro dell’umanità
Per affrontare queste sfide, forse sarebbe utile ritornare a un concetto semplice, espresso da Hobbes: “Primum vivere, deinde philosophari”, ovvero prima vivere, poi filosofare.
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