Il trucco del governo per allungare l’età pensionabile senza dire di averlo fatto

Il governo ha promesso all’Ue di alzare l’età pensionabile. Tuttavia, la maggioranza ha sempre dichiarato di voler ridurre l’età pensionabile. Quindi, il governo pensa a un allungamento dell’età pensionabile con un meccanismo alternativo

Il trucco del governo per allungare l’età pensionabile senza dire di averlo fatto

Il trucco del governo per allungare l’età pensionabile senza dire di averlo fatto. Il governo ha promesso all’Unione Europea di alzare l’età pensionabile per tenere i lavoratori più a lungo in servizio. Tuttavia, la questione è complessa per una maggioranza che ha sempre dichiarato di voler ridurre l’età pensionabile. In un momento in cui in Italia l’età media effettiva di pensionamento è di 64 anni e 2 mesi, più bassa dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia, il governo si trova sotto pressione per adottare misure che evitino un incremento insostenibile del debito previdenziale, come richiesto anche dall’Inps.

Di fronte alla necessità di trovare una soluzione senza aumentare direttamente l’età pensionabile, sono allo studio meccanismi indiretti. Tra questi, l’idea di offrire incentivi, specialmente ai dipendenti pubblici, per posticipare il pensionamento. Recentemente, però, si è parlato di un possibile allungamento della finestra mobile per la pensione anticipata, che consentirebbe di mantenere invariati i requisiti ma ritarderebbe il primo pagamento dell’assegno, obbligando di fatto i lavoratori a prolungare la permanenza in servizio.

Pensione anticipata e la “finestra mobile”: le possibili modifiche

Nel 2019, il Decreto Legge n. 4 aveva introdotto la possibilità di pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età. Questo decreto, firmato dal governo Lega-5 Stelle, aveva bloccato l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, ma aveva introdotto una finestra mobile di tre mesi, che ritarda l’erogazione della pensione rispetto al raggiungimento dei requisiti.

Attualmente, quindi, chi ottiene la pensione anticipata deve attendere tre mesi dal raggiungimento dei requisiti per ricevere il primo assegno. Tuttavia, il governo Meloni sembra voler intervenire su questa finestra mobile per liberare risorse da destinare a Quota 103 o ad altre misure previdenziali. Secondo il Corriere della Sera, l’idea sarebbe di prolungare la finestra mobile a sei o sette mesi, qualora le risorse fossero insufficienti.

Questo ritardo implicherebbe che, ad esempio, un lavoratore che matura i requisiti per la pensione anticipata a gennaio 2025 riceverebbe il primo assegno a maggio (con la finestra attuale) oppure ad agosto o settembre se la finestra venisse estesa a sei o sette mesi. Questo meccanismo potrebbe costringerlo a rimanere in servizio più a lungo per non rischiare di rimanere senza reddito, dato che è consentito continuare a lavorare durante la finestra mobile.

Un’eventuale estensione della finestra rappresenterebbe un peggioramento significativo, con la pensione anticipata che arriverebbe solo nel 2026 per chi raggiungerà i requisiti a metà dell’anno prossimo.

Interventi sulla pensione anticipata contributiva

Con la legge di Bilancio 2024, il governo Meloni è intervenuto anche sulla pensione anticipata contributiva, riservata a chi ha versato contributi esclusivamente dal 1° gennaio 1996 in poi. Questa opzione richiede il compimento dei 64 anni di età, almeno 20 anni di contributi, e un assegno pensionistico non inferiore a tre volte l’Assegno sociale (con agevolazioni per le donne con figli).

Le nuove disposizioni prevedono che dal 2027 l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita includa anche i contributi, anziché solo l’età come previsto inizialmente. Questo significa che in futuro i lavoratori dovranno soddisfare requisiti più alti sia per età sia per contributi.

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