Il sexting, ossia l’invio e la condivisione di materiale sessualmente esplicito tramite dispositivi digitali, è sempre più diffuso tra i giovani. Secondo un’indagine del 2023 della Società Italiana di Andrologia (SIA), un terzo dei giovani pratica esclusivamente sesso virtuale e circa uno su sei non ha mai avuto un rapporto sessuale. Il fenomeno coinvolge circa la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, come riportato dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (FISS) nel 2021.
Il termine “sexting” è una combinazione delle parole “sex” e “text” in inglese e ha radici storiche che risalgono alle lettere d’amore e alle polaroid. Oggi, la tecnologia consente di inviare messaggi testuali e visivi espliciti in tempo reale, rendendo il sexting una pratica comune tra i giovani.
Le motivazioni per cui il sexting è popolare includono la possibilità di esprimersi in modo disinibito, l’assenza di imbarazzo e l’opportunità di esplorare la propria sessualità in modo sicuro e privato. Tuttavia, comporta anche rischi significativi, come la diffusione non autorizzata di contenuti, cyberbullismo e conseguenze psicologiche negative come ansia, depressione e perdita di autostima.
La comunicazione aperta e l’educazione sono fondamentali per gestire i rischi associati al sexting. I genitori dovrebbero parlare con i propri figli dei pericoli e delle conseguenze di questa pratica, promuovendo un uso responsabile della tecnologia. Inoltre, è importante adottare misure di sicurezza, come l’uso di piattaforme crittografate e la protezione della propria identità.
Il sexting diventa problematico quando non è consensuale. La legge italiana, con l’art. 612-ter, punisce severamente la diffusione non autorizzata di contenuti sessualmente espliciti. Altri reati correlati includono la sextortion e il revenge porn, che comportano gravi conseguenze legali.