AGI – Tumore al polmone: una nuova terapia mirata riduce dell’84% il rischio di morte

L’uso del farmaco biologico osimertinib ha dimostrato una significativa riduzione del rischio di progressione della malattia e di morte nei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) di Stadio III non resecabile con mutazione di EGFR. Questo risultato, presentato al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago, evidenzia un progresso notevole nella terapia del tumore al polmone.

Lo studio LAURA, pubblicato su “The New England Journal of Medicine”, ha mostrato che osimertinib ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti trattati rispetto al placebo. La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 39,1 mesi con osimertinib contro i 5,6 mesi del placebo. Il farmaco ha ridotto dell’84% il rischio di progressione della malattia o di morte, un risultato senza precedenti.

Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Toracica (AIOT), ha dichiarato che questi risultati rappresentano un significativo passo avanti per i pazienti con tumore al polmone di Stadio III non resecabile con mutazione di EGFR. Osimertinib dovrebbe diventare il nuovo standard di cura per questi pazienti, offrendo un trattamento mirato e ottimizzando l’efficacia della chemio-radioterapia.

Sara Ramella, Direttore di Radioterapia oncologica e Professore Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare per gestire adeguatamente i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule di Stadio III.

Anche lo studio ADRIATIC, presentato all’ASCO, ha riportato risultati positivi per durvalumab, un altro farmaco innovativo. Nei pazienti con tumore a piccole cellule di stadio limitato (LS-SCLC), durvalumab ha ridotto il rischio di morte del 27% rispetto al placebo. La sopravvivenza globale mediana è stata di 55,9 mesi con durvalumab contro i 33,4 mesi del placebo. Questo farmaco ha anche ridotto del 24% il rischio di progressione della malattia o di morte.

Silvia Novello, Presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) e Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino, ha dichiarato che le terapie innovative come osimertinib e durvalumab possono cambiare significativamente le prospettive di cura per i pazienti con tumore al polmone. In particolare, il notevole miglioramento della sopravvivenza globale osservato con durvalumab rappresenta un’importante trasformazione nel trattamento del tumore del polmone a piccole cellule nello stadio limitato.