La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato il pronunciamento di primo grado del 2022 che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di sette studenti in vari crolli durante il terremoto del 2009 a L’Aquila
La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato il pronunciamento di primo grado del 2022 che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di sette studenti in vari crolli durante il terremoto del 2009 a L’Aquila.
Secondo i giudici, le cause sono da ricercare nelle decisioni dei ragazzi, che hanno assunto una “condotta incauta”. Di conseguenza, le famiglie delle giovani vittime non solo non avranno alcun risarcimento, ma dovranno anche pagare le spese legali, quasi 14 mila euro.
In precedenza, il Tribunale dell’Aquila aveva condannato a sei anni i sette scienziati che avevano partecipato alla riunione della Commissione Grandi Rischi il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto, per poi assolverli in appello, ad eccezione di Bernardo De Bernardinis, l’allora vicecapo della Protezione civile, la cui condanna a due anni è stata confermata anche in Cassazione.
Secondo i giudici di secondo grado, non ci sarebbero prove certe delle rassicurazioni fornite da De Bernardinis e dagli altri membri della Commissione, in relazione alla condotta dei giovani. Pertanto, mancherebbe il “nesso causale” per attribuire responsabilità di natura civile.
Nel caso specifico di Nicola Bianchi, i magistrati hanno evidenziato che il ragazzo aveva deciso di restare all’Aquila per sostenere un esame, e che era uscito di casa dopo la scossa, circostanze che contrastano con la tesi di essere stato tranquillizzato dalle dichiarazioni di De Bernardinis.
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