Lo hanno annunciato ufficialmente OceanGate, l’azienda produttrice del sommergibile, e la Guardia Costiera statunitense, che ha coordinato le operazioni di ricerca
23 GIUGNO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Sono morte le 5 persone a bordo del sommergibile Titan disperso nell’oceano Atlantico settentrionale da domenica scorsa. Lo hanno annunciato ufficialmente OceanGate, l’azienda produttrice del sommergibile, e la Guardia Costiera statunitense, che ha coordinato le operazioni di ricerca. La Guardia Costiera ha indicato che l’ossigeno nel veicolo si sarebbe esaurito intorno alle 13 di oggi (ora italiana), ma la scoperta di cinque grandi detriti del sommergibile ha reso evidente che è avvenuta un’implosione.
Durante una conferenza stampa, l’ammiraglio della Guardia Costiera John Mauger ha dichiarato che i detriti trovati sono coerenti con una catastrofica perdita della camera pressurizzata del sommergibile. Non è ancora noto quando si sia verificata l’implosione, ma verrà condotta un’indagine per comprendere meglio quanto accaduto. Non ci sono prove che il sommergibile abbia urtato i resti del Titanic.
OceanGate ha diffuso un comunicato in cui afferma di aver perso il proprio CEO Stockton Rush, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman Dawood, Hamish Harding e Paul-Henri Nargeolet, tutte le persone a bordo del Titan.
Le operazioni di ricerca per il Titan sono durate quattro giorni, ma nonostante gli sforzi impiegati, le possibilità di trovare le cinque persone a bordo vive si sono ridotte nel tempo. Prima ancora che scadesse l’autonomia prevista, non era certo che all’interno del veicolo ci fosse ancora ossigeno. Sebbene il Titan avesse un sistema di riciclo dell’aria, l’assenza di corrente elettrica dalle batterie avrebbe ridotto notevolmente le possibilità di avere abbastanza ossigeno. In uno spazio lungo meno di 7 metri e con un diametro di 2,5 metri, cinque persone consumano rapidamente l’ossigeno, generando un accumulo di anidride carbonica che, se non viene rimosso, può causare asfissia e ipercapnia, un aumento mortale della concentrazione di anidride carbonica nel sangue.
Un guasto a bordo potrebbe anche aver interrotto l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento interni del Titan. Le acque ad elevate profondità hanno temperature inferiori ai 4 °C, quindi l’equipaggio avrebbe potuto soffrire di ipotermia per un lungo periodo di tempo, una condizione in cui l’organismo fatica a mantenere la temperatura corporea e che, dopo diverse ore, può essere letale. Anche se fossero rimasti coscienti, i cinque occupanti del Titan non avrebbero avuto grandi possibilità di farsi notare in un ambiente buio, situato a svariate centinaia o migliaia di metri sotto la superficie, lontano dai raggi solari.
La struttura del sommergibile potrebbe essersi compromessa già alcuni giorni fa, forse quando il Titan aveva perso il contatto con la Polar Prince, la nave di supporto, durante la discesa verso i 3.800 metri di profondità dove si trova il relitto del Titanic. Gli altri resti del sommergibile e delle persone a bordo potrebbero non essere mai trovati, considerate le difficoltà nel condurre ricerche per individuare oggetti di dimensioni relativamente ridotte a grandi profondità nell’oceano.
Nelle ultime ore, le operazioni di ricerca sono state intensificate. Una decina di navi si sono unite a quelle già presenti per fornire assistenza, insieme a sottomarini controllati a distanza per le perlustrazioni, nell’ampio tratto di mare sopra il punto in cui si trova il relitto del Titanic. L’area di ricerca è stata estesa a circa 28.700 chilometri quadrati, poco più della superficie della Sicilia. Sono stati impiegati aerei da ricognizione per monitorare la superficie dell’acqua, ma la parte più importante delle ricerche ha riguardato i quasi 4.000 metri tra la superficie e il fondo del mare, dove sono stati utilizzati rilevatori acustici (sonar) per captare eventuali segnali emessi dal sommergibile.
Mercoledì erano stati rilevati alcuni rumori sottomarini che hanno spinto la Guardia Costiera statunitense, in collaborazione con quella canadese, ad ampliare le ricerche, anche se non è stato possibile confermare con certezza se quei suoni provenissero effettivamente dal Titan. Il capitano James Frederick della Guardia Costiera statunitense ha mantenuto un atteggiamento cauto riguardo allo sviluppo delle ricerche e alla scoperta dei rumori: “Onestamente, non sappiamo dove si trovino”.
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