ADNKRONOS – Scoperto a Pompei il “panificio-prigione” dove le persone venivano ridotte in schiavitù

Scoperto a Pompei il panificio-prigione, dove persone ridotte in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane

Scoperto a Pompei il panificio-prigione dove le persone venivano ridotte in schiavitù
8 DICEMBRE 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – A Pompei, nel corso di scavi in corso nella Regio IX, insula 10, è stato scoperto un panificio-prigione. L’impianto, risalente al I secolo d.C., era composto da un settore residenziale decorato con raffinati affreschi e da un quartiere produttivo destinato alla panificazione.

Nel settore produttivo, privo di porte e comunicazioni con l’esterno, sono stati rinvenuti i resti di quattro macine, una lunga mangiatoia per gli animali e una serie di incavi semicircolari nel pavimento. Questi incavi, che a prima vista potrebbero sembrare delle “impronte”, sono in realtà intagli realizzati appositamente per evitare che gli animali da tiro scivolassero sulla pavimentazione e contemporaneamente tracciare un percorso, formando in tal modo un “solco circolare” (curva canalis) come lo descrive anche Apuleio.

Le fonti iconografiche e letterarie, in particolare i rilievi della tomba di Eurysaces a Roma, suggeriscono che di norma una macina fosse movimentata da una coppia composta da un asino e uno schiavo. L’usura dei vari intagli può essere ascritta agli infinti giri, sempre uguali, svolti secondo lo schema predisposto nella pavimentazione. Più che a un solco viene pertanto da pensare all’ingranaggio di un meccanismo di orologeria, concepito per sincronizzare il movimento intorno alle quattro macine concentrate in questa zona.

La scoperta del panificio-prigione conferma il racconto di Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle Metamorfosi IX 11-13, racconta l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio. Secondo lo scrittore, gli schiavi e gli asini che lavoravano nei mulini erano costretti a girare per ore con occhi bendati, in un ambiente angusto e senza affaccio esterno.

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