Le autorità avrebbero ritrovato tracce di DNA che corrisponderebbero a quelle del giovane ucraino, fornendo una possibile pista per le indagini
4 GIUGNO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Secondo indiscrezioni di stampa, gli inquirenti tedeschi stanno cercando un cittadino ucraino di 26 anni ritenuto uno dei principali responsabili del sabotaggio al gasdotto Nord Stream 2. Il fatto si è verificato lo scorso settembre e sembra che sia stata utilizzata una barca a vela con sommozzatori e esplosivi a bordo. Le autorità hanno ritrovato tracce di DNA che corrisponderebbero a quelle del giovane ucraino sull’imbarcazione, fornendo una possibile pista per le indagini.
Secondo le ricostruzioni, la barca a vela, chiamata Andromeda, sarebbe partita dall’isola tedesca di Ruegen, vicino al confine polacco, diretta verso la Danimarca. Durante la notte, sono state rilevate scosse sismiche che hanno danneggiato il gasdotto che collega la Russia alla Germania. Successivamente si è scoperto che due degli uomini a bordo della barca erano sommozzatori con passaporti falsi, che parlavano in polacco e ceco. Si ritiene che abbiano piazzato gli esplosivi sui tubi del gas mentre erano immersi nelle acque del Baltico.
La barca era noleggiata da un’azienda polacca intestata a una donna di 55 anni di Kiev, e sono state trovate tracce di esplosivo e DNA maschile a bordo. Le ricerche si concentrano principalmente su un soldato ucraino di 26 anni che avrebbe utilizzato un falso passaporto rumeno in Germania. Gli investigatori hanno perquisito l’appartamento della sua ex compagna a Francoforte sulla Oder e avrebbero prelevato prove di DNA del figlio per confrontarle con quelle trovate sulla barca. La donna ha consegnato il suo cellulare alle autorità e sembra stia collaborando con le indagini.
Alcuni elementi sembrano collegare l’attentato all’Ucraina. Ad esempio, la richiesta di ormeggio della barca a Ruegen sarebbe arrivata da una finta agenzia di viaggi polacca chiamata Feeria Lwowa, di cui la presidente è una donna di 55 anni di Kiev. Anche i metadati dell’unico indirizzo email dell’azienda portano all’Ucraina. Tuttavia, non è esclusa la possibilità di un “false flag”, con prove piazzate intenzionalmente per incolpare gli ucraini. Il capo dei servizi segreti interni tedeschi, Bruno Kahl, ha dichiarato che non c’è ancora una versione definitiva e che sarà necessario del tempo per scoprire la verità.
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