Rita Capriti, una cittadina di origine italiana di 50 anni, è stata arrestata nella notte tra l’1 e il 2 agosto in Venezuela con l’accusa di istigazione all’odio. Vicepresidente del partito di opposizione Primero Justicia, è detenuta in una struttura a Maracay
Rita Capriti, una cittadina di origine italiana di 50 anni, è stata arrestata nella notte tra l’1 e il 2 agosto in Venezuela con l’accusa di istigazione all’odio. La donna, vicepresidente del partito di opposizione Primero Justicia, è detenuta in una struttura a Caña de Azucar, Maracay, da cinque giorni. Rita è nata a Maracay da genitori emigrati da Mirto, in provincia di Messina.
Il suo arresto è avvenuto dopo le proteste e le contestazioni seguite alle elezioni del 28 luglio, che hanno visto la vittoria di Nicolas Maduro. La deputata di Forza Italia e sindaca di Capri Leone, Barnardette Grasso, sta seguendo il caso e ha mantenuto contatti con la famiglia di Rita, assicurando la collaborazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Grasso ha dichiarato che il governo italiano si attiverà con tutte le risorse diplomatiche disponibili.
È stata avanzata la richiesta di incontrare Rita Capriti, ma la console onoraria è ancora in attesa di un’autorizzazione. La comunità e il sindaco di Mirto, Maurizio Zinagales, hanno espresso solidarietà, promettendo di attivarsi per un esito positivo per Rita.
Maria Giovanna Sapone, una parente di Rita, ha espresso preoccupazione per la salute della donna, che ha bisogno di medicine e che è stata chiusa in un commissariato senza sapere se verrà mandata in carcere o rilasciata. Si sospetta che l’arresto possa essere legato a un video in cui Capriti invitava la popolazione a votare “per la democrazia” e a porre “fine a 25 anni di un governo che ci ha solamente rovinati”. Sapone ha sottolineato che “in Venezuela ormai c’è un clima da guerra civile” e ha definito la detenzione di Rita una forma di repressione politica, ipotizzando che un vicino simpatizzante del ‘chavismo’ al potere possa averla denunciata.
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