La povertà in Italia ha raggiunto livelli record, come evidenziato nel rapporto statistico Povertà 2024 di Caritas italiana, appena diffuso. Il documento sottolinea che la povertà è diventata un fenomeno strutturale nel Paese. Nel corso del 2023, nei centri di ascolto e servizi informatizzati distribuiti su 3.124 sedi in 206 diocesi italiane, sono state incontrate e supportate quasi 270.000 persone. Questo dato rappresenta un aumento del 5,4% rispetto all’anno precedente e un drammatico incremento del 40,7% rispetto al 2019.
Il rapporto indica che, complessivamente, l’incidenza delle persone straniere assistite è scesa al 57,0%, in parte a causa della diminuzione delle presenze ucraine nel Paese. Nel 2023 si è anche registrato un calo nella percentuale di nuovi utenti assistiti, passata dal 45,3% al 41,0%. Al contrario, le povertà intermittenti e croniche si sono rafforzate, coinvolgendo particolarmente quei nuclei familiari che oscillano tra periodi di bisogno e di relativa stabilità economica, o che rimangono in condizione di vulnerabilità per lunghi periodi. Una persona su quattro assistite è accompagnata da almeno cinque anni.
Il report evidenzia la persistenza di una “zona dura” di povertà che continua ad affliggere il Paese senza significativi miglioramenti nel tempo.
Chi chiede aiuto
Per quanto riguarda il profilo delle persone che chiedono aiuto, il rapporto di Caritas evidenzia che il 51,5% sono donne e il 48,5% uomini. L’età media di chi si rivolge ai centri di assistenza è di 47,2 anni, leggermente superiore rispetto all’anno precedente quando era di 46 anni. La maggioranza delle persone (80,8%) ha un domicilio, mentre due su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori.
In alcune regioni italiane, l’incidenza dei genitori tra coloro che chiedono aiuto è particolarmente elevata. Ad esempio, nel Lazio è del 91%, in Calabria dell’82,2%, in Umbria dell’81,4%, in Puglia dell’80,6%, in Basilicata del 79% e in Sardegna del 75,3%. Le famiglie con minori rappresentano il 55,9% del totale degli assistiti, corrispondente a 150.861 nuclei familiari, che includono altrettanti o più bambini e ragazzi in condizioni di grave e severa povertà.
Caritas sottolinea che nascere e crescere in una famiglia povera può condizionare pesantemente il futuro e l’intera vita delle persone, a causa del legame tra povertà economica e povertà educativa. Tra coloro assistiti da Caritas, la maggioranza ha un livello di istruzione basso o molto basso: il 44,3% possiede al massimo la licenza media inferiore, mentre il 16,1% ha solo la licenza elementare e il 6,9% non ha alcun titolo di studio o è analfabeta, rappresentando complessivamente il 67,3% degli utenti dei servizi.
Disoccupazione e lavoro povero
Un altro elemento comune tra la maggior parte degli assistiti è la precarietà occupazionale, manifestata principalmente attraverso la disoccupazione (48,1%) e il “lavoro povero” (23%). Non solo la mancanza di un lavoro spinge le persone a chiedere aiuto, ma quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore che vive in condizioni economiche precarie.
Tra i lavoratori poveri, la maggioranza è costituita da persone di cittadinanza straniera (65%), uomini (51,6%) e donne (48,4%), genitori (78%) e coniugati (52,1%), impiegati in professioni non qualificate e domiciliati in case in affitto (76,6%). L’analisi dei bisogni rilevati nel 2023 evidenzia, come consuetudine, una prevalenza delle difficoltà di tipo materiale.
In particolare, il 78,8% delle persone mostra una fragilità economica dovuta a “reddito insufficiente” o “totale assenza di entrate”. Questa situazione non sorprende considerando il valore medio degli Isee familiari degli assistiti, pari a 4.315,80 euro.
Crescono le persone senza dimora
Nel 2023, le persone senza dimora assistite dalle Caritas diocesane e parrocchiali sono state 34.554, costituendo il 19,2% dell’utenza totale. Questo dato segna un aumento sia in termini assoluti che percentuali rispetto all’anno precedente, quando erano 27.877, corrispondenti al 16,9% del totale. Ciò significa un incremento di 6.677 persone senza dimora rispetto al 2022 e oltre 10.500 rispetto al 2021.
Il profilo sociale delle persone in grave disagio abitativo evidenziato nel Report mostra che queste persone sono prevalentemente intercettate nelle regioni del Nord Italia (68,7%), sono in maggioranza uomini (71,6%) e di cittadinanza straniera (69,9%), provenienti principalmente da Marocco, Tunisia, Romania, Pakistan e Perù. La maggior parte di loro è celibe o nubile (47,2%), con un’età media di 43,8 anni. La percentuale di disoccupati è alta (69,6%), mentre solo il 13% ha un lavoro. Il 43,3% ha un titolo di studio fino alla licenza media inferiore, mentre solo il 4,9% possiede un diploma di laurea. Queste persone hanno bisogno non solo di assistenza materiale, ma anche di tutela dei diritti, orientamento e opportunità di lavoro.
Le famiglie con bambini
Nei primi mille giorni di vita di un bambino, fondamentali per lo sviluppo cognitivo, socio-emotivo e fisico, le situazioni di povertà e esclusione sociale hanno un impatto significativo. Queste condizioni compromettono gravemente tali processi, influenzando direttamente la vita dei bambini e limitando la capacità dei genitori di proteggere, sostenere e favorire lo sviluppo dei figli. In Italia, molti nuclei familiari con minori si trovano in stato di povertà, risultando tra i più svantaggiati.
Il Report sottolinea che paradossalmente i bambini nella fascia di età 0-3 anni registrano l’incidenza più alta di povertà assoluta, pari al 14,7% (rispetto al 9,8% della popolazione generale). Attualmente, quindi, più di un bambino su sette di questa fascia d’età è povero, e con loro anche i loro genitori.