L’analisi condotta da Swg per “Avvenire” rivela che l’astensionismo alle recenti elezioni ha colpito in modo significativo l’elettorato femminile, nonostante la presenza di due donne leader.
Gli analisti osservano che l’astensionismo femminile non è una novità, ma i dati definitivi dei sondaggi confermano una tendenza preoccupante. Nel weekend delle elezioni, più della metà degli italiani non ha votato, e tra questi la percentuale più alta è rappresentata proprio dalle donne.
Le donne si sono mostrate disinteressate alla campagna elettorale e poco motivate nei confronti delle istituzioni europee, nonostante la presenza di due leader femminili di spicco: Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e Elly Schlein per il Partito Democratico. Secondo i dati di Swg forniti ad Avvenire, mentre l’astensionismo maschile ha raggiunto il 46%, per le donne è salito oltre il 59%. Questo rappresenta un aumento dell’11% rispetto alle elezioni del 2019, quando il tasso di astensione femminile era del 48%.
L’incremento dell’astensionismo femminile suggerisce che nonostante i progressi nella rappresentanza politica delle donne, non si sono tradotti in cambiamenti significativi nelle loro vite quotidiane. La sociologa Cristina Pasqualini, dell’Università Cattolica, suggerisce che le cause di questo fenomeno sono radicate in una politica incapace di rappresentare adeguatamente le donne, di risolvere i loro problemi concreti e di prestare attenzione alle loro esigenze. Questo stato di isolamento politico alimenta disaffezione e sfiducia tra le donne, simile alla tendenza già riscontrata tra i giovani.
Priorità
C’è una netta discrepanza tra le priorità politiche dei partiti, inclusi quelli di governo, e le reali necessità delle donne. Questa distanza è chiaramente visibile nel dibattito sull’aborto, dove l’inserimento di figure pro-vita nei consultori non ha scatenato la reazione attesa, né ha influenzato significativamente le preferenze elettorali delle donne. Secondo Rado Fonda di Swg, durante le recenti elezioni, le donne che hanno partecipato hanno per lo più seguito l’andamento nazionale, con una predominanza di voti per Fdi (28%), seguito da Forza Italia (9%) e Lega (10%, un punto percentuale in più rispetto agli uomini). Il 47% ha confermato il sostegno alla maggioranza di governo, nonostante le controversie sull’aborto.
Le preferenze per il Partito Democratico si sono attestate al 25%, mentre il Movimento 5 Stelle ha ricevuto l’11% dei voti, con un picco particolare al Sud per il partito di Conte, evidenziando l’importanza del fattore economico e del reddito di cittadinanza per le donne, soprattutto in regioni con alti tassi di disoccupazione femminile.
Chi lavora e chi no
L’occupazione emerge come un fattore determinante nel grado di partecipazione democratica della popolazione, come evidenziato dai dati. Mentre l’astensione si è attestata intorno al 40% tra lavoratori autonomi, ha raggiunto quasi il 60% nei ceti sociali più bassi. Secondo Lella Golfo, che recentemente ha incontrato il presidente della Repubblica per il Premio Bellisario, la disoccupazione femminile rappresenta un problema critico da affrontare da anni. Sottolinea che quando una donna raggiunge l’autonomia economica e valorizza il proprio talento, diventa più incline a partecipare attivamente, a far sentire la sua voce e a influenzare il cambiamento. Tuttavia, circa sei donne su dieci che non hanno votato manifestano un senso di disillusione e convinzione che nulla cambierà nel loro futuro.