Una recente ricerca ha presentato risultati che indicano una tendenza al declino nella popolazione di diverse specie animali
Quasi la metà delle specie animali sarebbero in declino demografico. Una recente ricerca ha presentato risultati che indicano una tendenza al declino nella popolazione di diverse specie animali, con il 48% delle popolazioni analizzate coinvolte.
Lo studio, riportato su Biological Reviews, ha analizzato oltre 71.000 specie di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci. I dati rivelano che soltanto il 3% di queste specie sta crescendo numericamente, mentre il 49% rimane stabile. Questi risultati contrastano con le stime precedenti basate sulla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che aveva delineato una situazione meno critica.
Anche le specie considerate “non minacciate” stanno sperimentando cali significativi nelle loro popolazioni. Questo può suggerire che il declino demografico potrebbe rappresentare un primo segnale di un possibile rischio di estinzione, anche se non immediatamente evidente. In particolare, gli anfibi sembrano particolarmente vulnerabili, mentre ci sono lacune di conoscenza riguardo alle tendenze delle popolazioni di pesci e insetti.
La causa principale di questo declino demografico è il progressivo degrado dell’habitat naturale a causa della deforestazione, dell’urbanizzazione e delle pratiche agricole. La trasformazione di aree selvagge in spazi urbani ha limitato drasticamente le aree in cui le specie possono vivere e riprodursi. Inoltre, il cambiamento climatico è emerso come un fattore cruciale che accelera questo declino. L’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi stanno modificando gli habitat naturali e mettendo a rischio la capacità di adattamento delle specie.
Un caso emblematico riguarda le lontre di mare e i ricci di mare nel Mare di Bering. La caccia eccessiva alle lontre ha portato all’incremento dei ricci di mare, che a loro volta hanno distrutto le foreste di alghe, causando l’estinzione della mucca di mare di Steller, una specie che si nutriva di alghe. Questo squilibrio ecologico dimostra come il declino di una specie possa scatenare una serie di eventi che portano a una catastrofe ambientale su larga scala.
Per affrontare questa situazione e preservare la biodiversità, è essenziale agire in modo tempestivo e coordinato. L’obiettivo “30 by 30” proposto dalla Conferenza delle Parti (COP15), che mira a proteggere il 30% delle terre e degli oceani entro il 2030, rappresenta un passo positivo. Tuttavia, molti esperti ritengono che sia necessario un impegno ancora più robusto, con alcune voci che suggeriscono di tutelare fino al 70% dei paesaggi naturali.
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