La recente sentenza del magistrato di Catania sulla “liberazione” di alcuni migranti e il video in cui partecipata ad una manifestazione contro il governo, hanno sollevato domande su quanto un membro della magistratura possa esporsi politicamente
Le recenti decisioni del giudice Iolanda Apostolico, membro del tribunale di Catania, hanno innescato un dibattito sulla possibile esposizione politica di un magistrato. Il 5 ottobre, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha condiviso un video del giudice partecipante a una manifestazione contro le politiche migratorie del governo Conte nel 2018, affermando che ciò causasse “profondo imbarazzo per tutte le istituzioni”.
Fino a che punto la legge garantisce l’imparzialità di un giudice? Pagella Politica ha analizzato la situazione.
Il ruolo del giudice nell’Ordinamento Giuridico
In un ordinamento giuridico democratico, il giudice ha il compito di condurre la “funzione giurisdizionale”, valutando se un fatto o un comportamento è conforme alla legge. Nell’ordinamento italiano, il giudice è parte integrante del processo, agendo come figura terza rispetto alle parti coinvolte, ossia la pubblica accusa e la difesa.
I giudici si distinguono tra ordinari e speciali, con i primi che hanno una competenza generale su tutte le persone, mentre i secondi sono competenti solo per determinate categorie, come i giudici dei tribunali militari o della Corte dei Conti. I giudici sono figure autonome e indipendenti, rispondendo delle loro decisioni allo Stato, non ai cittadini, in base alla “responsabilità civile”. In caso di danni ingiusti causati da un giudice, lo Stato risarcisce il cittadino, e successivamente si rivarrà sul giudice.
La questione dell’imparzialità
La questione principale che sorge è se le azioni politiche di un giudice possano influenzare la sua imparzialità nel giudicare. Secondo Paola Rubini, vicepresidente Unione camere penali, un magistrato dovrebbe evitare di partecipare a manifestazioni che possano mettere in dubbio la sua imparzialità. La sua partecipazione a una manifestazione nel 2018 potrebbe essere considerata problematica, anche se al momento non poteva sapere di dover affrontare un caso relativo alla questione migratoria.
Rubini suggerisce che, negli ultimi giorni, la giudice Apostolico avrebbe dovuto richiedere l’astensione, secondo quanto previsto dall’articolo 36 del codice di procedura penale. L’astensione è una procedura che consente al giudice di chiedere di essere sostituito se le sue opinioni personali potrebbero influenzare il suo giudizio su un caso specifico.
Tuttavia, secondo Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Perugia, le azioni di Apostolico non erano così gravi da richiedere una procedura di astensione. Volpi afferma che i giudici devono essere valutati in base alle loro sentenze, non alle loro opinioni personali. Anche se è possibile criticare le azioni della giudice, la sua decisione ha fatto riferimento a norme e parametri legittimi.
La libertà di pensiero e le regole per i magistrati
Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, sottolinea che, come per ogni cittadino, i giudici godono della libertà di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione italiana. Tuttavia, la Costituzione (articolo 54) stabilisce che coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche devono adempiere tali funzioni “con disciplina e onore”. Inoltre, la Costituzione (articolo 98, comma 3) consente alla legge di prevedere che magistrati, ambasciatori e militari possano non iscriversi ai partiti politici, in virtù dei principi di disciplina e onore.
Celotto conclude che le opinioni di un magistrato sono legittime, ma quando sono in tribunale, i cittadini devono avere la garanzia che il giudice giudicherà in base alla legge, non alle sue opinioni personali. La libertà di manifestazione del pensiero dei magistrati non dovrebbe essere limitata, ma dovrebbe essere esercitata con attenzione per garantire la fiducia nella giustizia.
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