Tra il 2002 e il 2021 circa 1,4 milioni di italiani hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero e circa 810 mila sono tornati
L’Italia ha una lunga storia di emigrazione, con milioni di cittadini che hanno lasciato il Paese nel corso degli anni. Dal 1861 al 2021, ben 31 milioni di italiani hanno fatto le valigie, e oltre 19 milioni non sono mai tornati.
Nel corso degli ultimi 20 anni, circa 600.000 persone, principalmente giovani, hanno abbandonato l’Italia senza fare ritorno. Questo fenomeno ha subito oscillazioni nel tempo. Durante gli anni ’60, ad esempio, l’emigrazione ha conosciuto una brusca frenata in concomitanza con il boom economico. Tuttavia, dopo le crisi economiche del 2008 e del 2011, le partenze hanno ripreso vigore.
Dal secondo dopoguerra al 2021, più di 10,4 milioni di italiani hanno lasciato il Paese, ma solo 6,6 milioni sono tornati. Nel 2021, sono state registrate circa 158.000 emigrazioni, con una diminuzione del 1% rispetto al 2020. Di queste, il 59% riguardava cittadini italiani. Dall’altra parte, ci sono state circa 318.000 immigrazioni, con un aumento del 28,6% rispetto all’anno precedente.
Negli ultimi dieci anni, il saldo migratorio per gli italiani è stato in media di circa -58.000 unità all’anno, un dato preoccupante se considerato insieme alle sfide demografiche che l’Italia affronta.
Quante hanno lasciato l’Italia negli ultimi 20 anni?
Tra il 2002 e il 2021, circa 1,4 milioni di italiani hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero, con una media di oltre 71 mila all’anno. L’andamento degli espatri è cresciuto costantemente, in particolare tra il 2011 e il 2020, raggiungendo il picco di 122 mila persone nel 2019.
Va notato che questi dati potrebbero essere sottostimati, in quanto l’Istat si basa sulle cancellazioni anagrafiche, ma non tutti coloro che si trasferiscono all’estero rispettano l’obbligo di iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire).
Il 75% di chi lascia l’Italia rimane in Europa, con Regno Unito e Germania come principali destinazioni, seguite da Svizzera, Francia, Stati Uniti e Spagna. In totale, questi sei Paesi accolgono il 65% degli italiani emigrati.
Nel 2021, l’83% degli italiani emigrati ha scelto una destinazione europea, con il Regno Unito in testa. Tra le fasce d’età, i giovani (18-39 anni) rappresentano la maggioranza degli emigranti italiani (52%), seguiti dalle persone tra i 40 e i 64 anni (24%).
Secondo l’Istat, gli uomini tendono a emigrare più frequentemente rispetto alle donne, rappresentando il 56% degli emigranti italiani negli ultimi vent’anni, anche se recentemente si è osservato un leggero aumento delle donne che scelgono di emigrare.
Quanti sono tornati in Italia negli ultimi 20 anni?
Negli ultimi vent’anni, circa 810 mila italiani sono tornati in Italia dopo aver vissuto all’estero, una media di oltre 40 mila ogni anno. Durante lo stesso periodo, l’Italia ha registrato una perdita netta di circa 600 mila persone a causa degli espatri, con una media di 30 mila persone all’anno.
Il numero di persone che ritornano in Italia dopo un periodo all’estero ha avuto un calo tra il 2003 e il 2008, rimanendo stabile fino al 2016, quando ha iniziato a crescere nuovamente. Il punto massimo di rimpatri è stato raggiunto nel 2021, con circa 74,8 mila persone che sono tornate in Italia.
Per quanto riguarda le età, il 21% di coloro che tornano ha meno di 17 anni, il 38% ha tra 18 e 39 anni, il 29% ha tra 40 e 64 anni, mentre il 12% ha più di 65 anni.
Per quanto riguarda le destinazioni, il 45% dei rimpatriati si stabilisce nel Nord Italia, il 18% nel Centro e il 36% nel Mezzogiorno. È interessante notare che il numero di persone che ritornano in Italia e scelgono di vivere nel Sud e nelle Isole è in diminuzione: negli ultimi 15 anni è passato dal 46% al 32%.
Chi sono gli emigrati italiani?
Nel 2021, come negli anni precedenti, il Regno Unito è stato la destinazione preferita degli emigrati italiani (circa 23.000), seguito da Germania (14.000), Francia (11.000), Svizzera (9.000) e Spagna (6.000). Tra i paesi extra-europei, Stati Uniti (4.000) e Australia (2.000) sono state le mete più gettonate.
Per quanto riguarda il genere, nel 2021, la maggioranza degli emigrati italiani sono stati uomini (55%). Fino ai 25 anni, il numero di emigrati ed emigrate è stato equamente distribuito.
L’età media degli emigrati è stata di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Circa un emigrato su cinque aveva meno di 20 anni, due su tre avevano un’età compresa tra i 20 e i 49 anni, mentre il 14% aveva più di 50 anni.
Nel decennio 2012-2021, oltre un milione di residenti italiani ha emigrato, di cui circa un quarto aveva una laurea. Tra questi, circa 337.000 erano giovani di 25-34 anni, di cui oltre 120.000 laureati al momento della partenza. Questi dati dimostrano che l’emigrazione rappresenta una perdita significativa per l’Italia anche dal punto di vista culturale.
Dove si sono sistemati gli italiani all’estero?
A gennaio 2022, circa 5,8 milioni di italiani erano registrati all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). In un anno, la popolazione AIRE è cresciuta del 2,7%, un aumento notevole rispetto alla diminuzione della popolazione residente in Italia.
Il 48,2% di questi italiani residenti all’estero è composto da donne, principalmente celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). Per quanto riguarda l’età, il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni, il 23,2% tra i 35 e i 49 anni, il 19,4% tra i 50 e i 64 anni e il 21% ha più di 65 anni. I minori rappresentano il 14,5%.
Le cause dell’emigrazione italiana
Le ragioni dietro l’emigrazione italiana sono diverse e complesse. Tuttavia, alcuni trend principali persistono nel tempo. Negli ultimi anni, le difficoltà nel mercato del lavoro italiano sono state una delle principali spinte all’emigrazione. Le nuove generazioni sono spinte a cercare opportunità di carriera e retribuzione all’estero.
L’Italia deve affrontare seriamente la questione della disoccupazione, soprattutto per coloro che hanno ricevuto un’istruzione di alto livello. Il Paese dovrebbe concentrarsi su strategie a lungo termine per rendere l’Italia più attrattiva per i suoi cittadini e per coloro su cui ha investito risorse pubbliche considerevoli.
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