Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera che è aperto a discutere una riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Questa apertura ha riacceso il dibattito politico sulla questione
Il 19 agosto, il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera che è aperto a discutere in Parlamento una riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Tajani ha ribadito in diverse occasioni che il suo partito sostiene l’idea dello “ius scholae”, un principio secondo cui la cittadinanza italiana dovrebbe essere concessa ai bambini stranieri che hanno completato un percorso di studi in Italia. Tajani ha ripetuto anche che al momento la discussione di una riforma della legge sulla cittadinanza non è una “«priorità”.
Questa apertura ha riacceso il dibattito politico sulla questione, con diverse posizioni espresse dai vari schieramenti in Parlamento.
I partiti di governo
Tra i partiti che sostengono il governo Meloni, Forza Italia si è dichiarata favorevole allo ius scholae, come indicato da Tajani e altri esponenti del partito. Anche Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, ha espresso supporto per la concessione della cittadinanza ai figli di cittadini stranieri che abbiano completato due cicli scolastici in Italia.
La Lega, invece, si oppone fermamente a qualsiasi modifica della legge sulla cittadinanza, argomentando che l’Italia già concede un numero significativo di cittadinanze agli stranieri, il più alto tra i Paesi dell’Unione europea in termini assoluti. Secondo dati Eurostat, nel 2022 l’Italia ha concesso la cittadinanza a quasi 214.000 stranieri. Tuttavia, se rapportato al numero di abitanti, l’Italia scende al quinto posto, dietro a Svezia, Lussemburgo, Belgio e Spagna. Nonostante questo dato, la Lega sostiene che le regole attuali siano sufficienti e che non vi sia necessità di cambiamenti.
Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ribadito che la riforma della cittadinanza non è nell’agenda di governo e che aprire un dibattito su questo tema potrebbe essere rischioso per la maggioranza. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha dichiarato che la questione non è considerata un’emergenza e ha criticato le opposizioni per non aver agito quando erano al governo. In passato, Meloni aveva comunque difeso la possibilità di concedere la cittadinanza agli adolescenti stranieri che completano la scuola dell’obbligo in Italia, che dura dieci anni, dai 6 ai 16 anni di età.
I partiti all’opposizione
I partiti all’opposizione rispetto al governo Meloni sono tutti favorevoli a modificare la legge sulla cittadinanza, anche se con visioni diverse. Il Partito Democratico (PD) ha espresso il suo sostegno allo ius soli, secondo il quale chi nasce o cresce in Italia dovrebbe essere considerato italiano. Nel programma elettorale per le elezioni europee di giugno, il PD ha ribadito questa posizione, sostenendo che la cittadinanza non debba essere un privilegio legato al sangue, ma un simbolo di appartenenza a una comunità democratica aperta e inclusiva. Anche Alleanza Verdi-Sinistra, durante la campagna elettorale del 2022, ha appoggiato l’introduzione dello ius soli in Italia. Tuttavia, il 18 agosto, Alessandro Alfieri, responsabile delle riforme del PD, ha dichiarato che il partito è pronto a dialogare in Parlamento su possibili cambiamenti alla legge sulla cittadinanza, anche se non necessariamente attraverso lo ius soli.
Il Movimento 5 Stelle si oppone allo ius soli, ma è favorevole a una forma di ius scholae. Il presidente del partito, Giuseppe Conte, ha dichiarato che lo ius soli rischierebbe di attribuire la cittadinanza a chi nasce occasionalmente in Italia, senza considerare i processi di integrazione. Conte ha invece proposto una legge che leghi l’acquisizione della cittadinanza al completamento di un intero ciclo di studi per i bambini nati o arrivati in Italia entro i 12 anni d’età, una proposta simile a quella già discussa nella scorsa legislatura, ma non approvata.
Anche i leader di Azione e Italia Viva, Carlo Calenda e Matteo Renzi, hanno espresso la necessità di riformare la legge sulla cittadinanza. Nel loro programma elettorale per le elezioni del 2022, proponevano di concedere la cittadinanza a chi avesse frequentato per almeno cinque anni un percorso di formazione in Italia e agli studenti stranieri che avessero completato gli studi universitari nel Paese. Infine, il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha dichiarato che l’attuale legge sulla cittadinanza è ormai superata, risalendo agli anni Novanta, e non tiene conto dei cambiamenti nella società italiana e del declino demografico che l’Europa sta attraversando. Magi ha aggiunto che il suo partito sta lavorando a un referendum abrogativo per modificare alcune parti della legge.
Le regole attuali
Le attuali norme sulla concessione della cittadinanza italiana sono regolate dalla legge n. 91 del 1992, approvata oltre trent’anni fa. Questa legge si basa principalmente sul principio dello ius sanguinis, che permette di acquisire la cittadinanza italiana alla nascita se almeno uno dei genitori è italiano.
La situazione è più complessa per i bambini nati in Italia da genitori entrambi stranieri. In questi casi, il bambino può ottenere la cittadinanza italiana solo dopo aver compiuto 18 anni, a condizione che abbia vissuto ininterrottamente in Italia fino a quell’età. Gli altri cittadini stranieri possono richiedere la cittadinanza dopo aver risieduto in Italia per almeno dieci anni.
Nel corso degli anni, ci sono stati diversi tentativi in Parlamento per modificare la legge n. 91 del 1992, ma nessuno di questi è mai riuscito a ottenere l’approvazione. Attualmente, se Forza Italia riuscisse a trovare un accordo con i partiti dell’opposizione, ci sarebbe una maggioranza favorevole alla riforma sia alla Camera che al Senato, poiché la Lega e Fratelli d’Italia, che si oppongono alla modifica, sarebbero in minoranza. Tuttavia, nonostante queste possibilità, sembra improbabile che venga approvata una riforma basata sullo ius scholae nel prossimo futuro. Secondo alcuni esponenti di Forza Italia, una divisione interna tra i partiti di maggioranza su questo tema non causerebbe una crisi di governo, ma la situazione resta complessa e incerta.
FONTEUFFICIALE.it riassume le notizie pubblicate dalle agenzie di stampa e da altri media autorevoli (come Ansa, Agi, AdnKronos, Corriere della Sera, ecc..), quindi non è direttamente responsabile di inesattezze. Se, però, ritieni che un nostro articolo debba essere modificato o eliminato puoi farne richiesta [ scrivendo qui ].
Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News.