Possibile crimine di guerra: l’ONU chiama Israele a rispondere del massacro di Jenin

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Possibile crimine di guerra: l’ONU chiama Israele a rispondere del massacro di Jenin
12 LUGLIO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – Gli attacchi aerei e le operazioni via terra condotte da Israele nella Cisgiordania occupata, con l’obiettivo di colpire il campo profughi di Jenin e causando la morte di almeno 12 palestinesi, potrebbero costituire un crimine di guerra, secondo esperti delle Nazioni Unite. Queste parole hanno un impatto significativo per due ragioni: innanzitutto, riconoscono che le azioni di Israele hanno violato il diritto internazionale. Ma, soprattutto, condannano apertamente lo Stato ebraico e richiedono che venga reso conto delle violenze perpetrate nell’occupazione contro i palestinesi.

Funzionari e ispettori speciali che monitorano la situazione palestinese da anni hanno specificato che le operazioni condotte dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata, l’uccisione e il ferimento grave della popolazione, la distruzione di case e infrastrutture e lo sfollamento arbitrario di migliaia di persone, equivalgono a gravi violazioni del diritto internazionale e degli standard sull’uso della forza. Secondo le norme internazionali, la guerra in sé non è un reato, ma deve essere combattuta nel rispetto di determinate regole, come il divieto di utilizzare determinate armi e di bombardare deliberatamente i civili.

Nel caso specifico, a partire dal 3 luglio scorso, l’esercito israeliano ha avviato un’operazione nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che per intensità e violenza non si vedeva da vent’anni. Questa offensiva ha causato la morte di 12 persone e centinaia di feriti, nonché lo sfollamento di circa 3.000 dei 14.000 residenti. Jenin è da tempo un simbolo per la Palestina, un luogo sorvegliato dalle forze di occupazione israeliane e abitato da diverse generazioni di palestinesi. È una terra martoriata da Israele, che giustifica violenza, odio e repressione contro i cittadini con la scusa dell’azione contro i terroristi e l’Iran.

Dopo due giorni di assedio, i soldati israeliani hanno lasciato il campo in condizioni disastrose. Le ruspe militari hanno distrutto le strade, danneggiando la rete idrica ed elettrica. Questa operazione è stata definita come una “bonifica” necessaria per “eliminare gli ordigni” che i gruppi armati avrebbero nascosto sotto l’asfalto o ai lati delle strade, mettendo a rischio la popolazione civile palestinese. Tuttavia, sembrava più una punizione collettiva che un’azione mirata. Secondo gli stessi funzionari dell’ONU, la popolazione palestinese è stata considerata una minaccia alla sicurezza collettiva delle autorità israeliane.

Nonostante il diritto internazionale punisca comportamenti del genere, è probabile che alla fine nessuno venga sanzionato o condannato per queste azioni, come è successo in molti altri conflitti passati. Tuttavia, persino l’ONU ha riconosciuto che bombardare i civili e impedire loro di ricevere cure mediche e assistenza umanitaria è una chiara violazione del diritto internazionale e un ampliamento della violenza strutturale che ha caratterizzato il territorio palestinese occupato per decenni.

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