Perché si parla della madre di Alessandro Impagnatiello

Dopo aver ucciso Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello insieme alla madre si informò al bar vicino casa se il locale avesse delle telecamere esterne

Perché si parla della madre di Alessandro Impagnatiello
7 GIUGNO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – Nuovi elementi emersi dalle indagini confermano la premeditazione dell’omicidio di Giulia Tramontano da parte di Alessandro Impagnatiello, il suo compagno. Prima del delitto, l’uomo aveva effettuato ricerche su Internet sugli effetti del veleno per topi sugli esseri umani. Durante i rilievi effettuati dagli investigatori nella loro abitazione, è stata trovata una confezione di veleno per topi, precedentemente notata dai carabinieri. Secondo gli inquirenti, l’omicidio non è stato una decisione improvvisa, ma è stato pianificato da Impagnatiello almeno due settimane prima. I carabinieri stanno ora indagando per verificare se qualcuno abbia ricevuto confidenze dal killer dopo il crimine.

Il giorno successivo all’omicidio, il proprietario di un bar vicino al luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Giulia ha riferito di una strana richiesta fatta da Impagnatiello, che era in compagnia della madre. L’uomo ha chiesto se ci fossero telecamere all’esterno del locale. La madre era molto legata alla coppia e, dopo il delitto, l’ha definito pubblicamente “un mostro”. Prima della tragedia, sia lei che il suo compagno si erano offerti di accompagnare Giulia al suo incontro con l’amante a Milano, ma la ragazza aveva accettato solo un passaggio fino alla metropolitana.

Nel corso delle indagini scientifiche all’interno dell’appartamento di via Novella a Senago, sono state rinvenute numerose tracce di sangue, soprattutto nella zona tra la cucina e il soggiorno, dove Impagnatiello ha confessato di aver colpito la sua compagna. Tuttavia, le tracce di sangue sono state scoperte anche sulla parete opposta, a una distanza di almeno cinque metri. Il luminol ha evidenziato segni di trascinamento del corpo sul pavimento, nonostante l’uomo avesse cercato di pulirlo accuratamente. Sono stati sequestrati una bottiglia di benzina quasi vuota e un rotolo di pellicola simile a quella utilizzata per avvolgere il corpo di Giulia. Inoltre, è stato trovato un ceppo di coltelli nel quale l’uomo ha riposto l’arma del delitto, che ha successivamente lavato.

Nel parcheggio del capolinea Comasina è stato ritrovato un tombino contenente la patente, il bancomat e la carta di credito di Giulia, come aveva indicato Impagnatiello nella sua confessione. Tuttavia, il cellulare della vittima resta ancora disperso, e le ricerche continuano poiché il suo contenuto potrebbe essere importante per ricostruire gli eventi precedenti alla morte di Giulia. Le testimonianze di alcuni vicini di casa sembrano confermare che la notte del delitto, Impagnatiello abbia trasportato da solo il cadavere sulle scale che conducono alla cantina e al box, poiché alcuni hanno riferito di aver udito rumori di oggetti che colpivano i gradini. Le indagini proseguono per ricostruire ulteriori dettagli sulla dinamica del trasporto del cadavere.

Gli inquirenti stanno lavorando per recuperare il cellulare di Giulia, che risulta ancora disperso, poiché il suo contenuto potrebbe fornire importanti informazioni sugli avvenimenti precedenti alla morte della giovane. Nel frattempo, è emerso che Alessandro Impagnatiello aveva effettuato ricerche su Internet riguardo agli effetti del veleno per topi sugli esseri umani, rafforzando l’ipotesi di una premeditazione dell’omicidio.

Durante i rilievi svolti nell’appartamento di via Novella a Senago, sono state individuate numerose tracce di sangue, soprattutto nella zona tra la cucina e il soggiorno. L’utilizzo del luminol ha permesso di individuare segni di trascinamento del corpo sul pavimento, nonostante l’individuo avesse cercato di ripulirlo accuratamente. Sono stati anche rinvenuti una bottiglia di benzina quasi vuota e un rotolo di pellicola simile a quella utilizzata per avvolgere il corpo di Giulia. Inoltre, è stato sequestrato un ceppo di coltelli nel quale l’individuo aveva riposto l’arma del delitto, successivamente lavata.

Le indagini sono coordinate dai pubblici ministeri Alessia Menegazzo e Letizia Mannella e proseguono anche per verificare se qualcuno abbia ricevuto confidenze da parte dell’individuo dopo l’omicidio. La polizia sta acquisendo ulteriori prove, inclusi i dati delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.

Si tratta di un caso in evoluzione e ulteriori dettagli emergeranno man mano che le indagini continueranno. Gli inquirenti stanno lavorando per ottenere una chiara ricostruzione dei fatti e giungere alla verità su questo tragico omicidio.

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