Il governo ha introdotto un nuovo reparto di polizia carceraria per sedare le rivolte in carcere, contestualmente alla creazione del reato di rivolta in carcere. Con il decreto ministeriale del 14 maggio 2024, è stato istituito il Gruppo di Intervento Operativo (GIO). Questo nucleo sarà composto da un ufficio centrale e vari uffici territoriali, sotto la diretta dipendenza del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP). Il GIO interverrà in caso di emergenze che non possono essere gestite localmente, per garantire ordine e sicurezza nei penitenziari e affrontare situazioni di elevato rischio.
Il decreto specifica che il GIO opererà a livello nazionale su disposizione del Capo del Dipartimento, per ristabilire sicurezza e disciplina nelle carceri durante situazioni critiche. Inoltre, su richiesta del Direttore del Gruppo Operativo Mobile (G.O.M.) e disposizione del Capo del Dipartimento, potrà supportare interventi nelle sezioni 41 bis, riservate ai detenuti più pericolosi. Il GIO potrà anche garantire la sicurezza durante eventi organizzati dall’Amministrazione penitenziaria.
Nonostante il sindacato della Polizia Penitenziaria (UILPA) abbia accolto favorevolmente l’istituzione del GIO, il segretario generale Gennarino De Fazio ha sottolineato l’importanza di prevenire le emergenze garantendo migliori condizioni di vita nelle carceri. De Fazio ha denunciato la carenza di personale e ha chiesto al governo di adottare misure urgenti per migliorare le condizioni detentive, come assunzioni straordinarie, riduzione della densità carceraria e potenziamento del servizio sanitario.
Le associazioni per i diritti dei detenuti e lo stesso sindacato della Polizia Penitenziaria ritengono che le rivolte siano spesso causate dalle difficili condizioni di vita nelle carceri. Secondo il 20esimo Rapporto sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone, dal titolo “Nodo alla gola”, tra gennaio 2023 e marzo 2024 si sono verificati oltre 100 suicidi nelle carceri italiane, molti dei quali tra detenuti con patologie psichiatriche. Il sovraffollamento carcerario, che raggiunge in media il 120% a livello nazionale, peggiora ulteriormente la situazione. Inoltre, negli ultimi anni, il governo ha ridotto la spesa per le strutture penitenziarie, con tagli previsti nella legge di bilancio del 2023.