Nel sommergibile disperso potrebbe essere finito l’ossigeno

Notizia dell’ultima ora: Nel sommergibile disperso potrebbe essere finito l’ossigeno


22 GIUGNO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – A bordo del sommergibile Titan, disperso nell’oceano Atlantico settentrionale domenica scorsa, si teme che l’ossigeno sia esaurito. Secondo le stime della Guardia Costiera statunitense, l’ossigeno nel veicolo avrebbe potuto terminare intorno alle 13 di oggi, ora italiana. Tuttavia, è incerto se il Titan sia ancora integro e se i suoi sistemi di riciclo dell’aria abbiano funzionato durante il periodo di dispersione.

Nonostante le ricerche durate quattro giorni e l’impiego di mezzi, non sono stati fatti progressi significativi e le probabilità di trovare vive le cinque persone a bordo si sono ridotte al minimo. In realtà, già inizialmente non era certo che avessero ancora ossigeno a disposizione. Sebbene il Titan sia dotato di un sistema di riciclo dell’aria, senza alimentazione elettrica fornita dalle batterie, le possibilità di avere ossigeno sufficiente potrebbero essere notevolmente ridotte. Cinque persone confinate in uno spazio di meno di 7 metri di lunghezza e 2,5 metri di diametro consumano rapidamente l’ossigeno all’interno, generando accumulo di anidride carbonica. In assenza di rimozione di tale gas, si può incorrere in asfissia e ipercapnia, condizione pericolosa caratterizzata dall’aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue.

Un malfunzionamento a bordo potrebbe anche aver interrotto l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento all’interno del Titan. A grandi profondità, l’acqua può raggiungere temperature inferiori ai 4 °C, il che potrebbe aver causato ipotermia all’equipaggio per un lungo periodo. L’ipotermia è una condizione in cui l’organismo fatica a mantenere la propria temperatura corporea ed è potenzialmente letale dopo diverse ore. Anche se le persone a bordo fossero ancora coscienti, le loro possibilità di segnalare la propria presenza sono scarse in un ambiente buio, situato a diverse centinaia o migliaia di metri sotto la superficie oceanica, dove i raggi solari non arrivano.

Inoltre, la struttura del sommergibile potrebbe essersi danneggiata giorni fa, magari quando il Titan ha smesso di comunicare con la Polar Prince, la nave di appoggio, durante la discesa verso la profondità di 3.800 metri, dove si trova il relitto del Titanic. Alcuni esperti non escludono la possibilità che il sommergibile non venga mai ritrovato, considerando le difficoltà delle ricerche in oceani profondi per individuare oggetti di dimensioni relativamente ridotte.

Nelle ultime ore, le ricerche si sono intensificate notevolmente. Una decina di navi si sono unite a quelle già presenti nell’ampio tratto di mare sopra il punto in cui si trova il relitto del Titanic, offrendo assistenza nelle ricerche. Sono stati impiegati sottomarini telecomandati per la perlustrazione, e l’area di ricerca è stata estesa a una superficie di circa 28.700 chilometri quadrati, poco più grande della Sicilia. Sono stati utilizzati aerei da ricognizione per sorvegliare la superficie dell’acqua, ma la parte più importante delle ricerche ha coinvolto la zona tra la superficie e il fondale, con l’utilizzo di sonar per rilevare eventuali suoni emessi dal sommergibile.

Mercoledì scorso, sono stati captati alcuni rumori sottomarini che hanno portato la Guardia Costiera statunitense, in collaborazione con quella canadese, ad estendere le ricerche. Tuttavia, non è stato possibile confermare con certezza se quei suoni provenissero effettivamente dal Titan. Il capitano James Frederick della Guardia Costiera statunitense è stato cauto nell’analizzare lo svolgimento delle ricerche e gli sviluppi legati ai suoni rilevati: “Sinceramente, non sappiamo dove si trovino”.

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