Il sistema di redistribuzione delle risorse in Italia, che avviene attraverso un aumento del debito pubblico per finanziare vari bonus, assegni e agevolazioni, pone una notevole pressione fiscale su una minoranza della popolazione. Solo il 14% degli italiani dichiara redditi superiori a 35 mila euro, e questa parte della popolazione sostiene economicamente il resto del Paese.
Questa politica si basa sull’idea che chi dichiara meno redditi riceva maggiori aiuti dallo Stato, attraverso misure come l’assegno unico per le famiglie, sussidi, prestazioni assistenziali e bonus vari. Tuttavia, ciò potrebbe compromettere la sostenibilità finanziaria del Paese, poiché aumenta il debito pubblico senza verificare se queste somme ridistribuite producano effetti positivi sull’economia o se, al contrario, impediscano la crescita dell’occupazione e del PIL.
Negli ultimi anni, a partire dagli 80 euro introdotti da Renzi, passando per i vari bonus, quota 100, reddito di cittadinanza e superbonus, il debito pubblico italiano è cresciuto notevolmente, passando dai 2.256,1 miliardi di euro di fine 2017 ai 2.863 miliardi di febbraio 2024. Questo aumento è stato accelerato dai provvedimenti presi durante la pandemia da Covid-19, che hanno incrementato il debito di oltre 160 miliardi l’anno dal 2020 al 2023.
Attualmente, il rapporto debito/PIL è salito al 137% e il deficit al 7,4%. Più il Paese spende e ridistribuisce, più aumenta la povertà, con l’Italia che registra uno dei tassi di occupazione più bassi dell’Unione Europea e un livello di evasione ed elusione fiscale tra i più alti.
In sintesi, circa il 44% degli italiani paga il 92,62% di tutta l’Irpef e il 100% delle altre imposte dirette, mentre il restante 53% ne paga solo il 6,31%. Per sostenere la sanità per il 60% degli italiani che pagano poche o nulle tasse, sono necessari circa 60 miliardi di euro.
Le retribuzioni non crescono e, per far fronte a questo, vengono introdotti sconti fiscali e decontribuzioni fino a 25 mila euro di reddito annuo. Per incentivare la natalità, viene erogato l’assegno unico e universale per i figli, che diminuisce con l’aumentare dei redditi. Inoltre, il 47% dei pensionati, che in 67 anni di vita non ha pagato tasse e contributi, beneficia di pensioni minime aumentate, quattordicesima mensilità e integrazioni varie. Questo sistema penalizza chi ha pagato tasse e contributi per tutta la vita, il cui potere d’acquisto delle pensioni è diminuito di oltre il 10% negli ultimi tre anni.