Entrambi sono stati trasportati in ospedale: la bambina non è in pericolo di vita e l’uomo ha subito un trauma toracico e lesioni alle braccia
Sabato mattina a Torino, in via Nizza, nella periferia della città, si è verificato un evento straordinario in cui un uomo ha eroicamente salvato una bambina di 5 anni che è caduta dal quinto piano di un edificio.
La bambina è stata presa al volo da un passante che si trovava sotto il palazzo al momento dell’evento. L’azione tempestiva di questo uomo, identificato come Mattia Aguzzi, ha scongiurato una tragedia. Entrambi sono stati trasportati in ospedale per ricevere cure mediche, ma le buone notizie sono che la bambina non è in pericolo di vita e sta rispondendo positivamente alle cure. Anche Mattia Aguzzi ha subito un trauma toracico e lesioni alle braccia, ma è in condizioni stabili e si riprende.
Al momento, non è ancora chiaro come la bambina sia caduta dal quinto piano, e la sua compagna, presente al momento dell’evento, ha dichiarato di averla vista seduta sul cornicione prima della caduta.
Cos’è successo
Nella città di Torino, una situazione drammatica è stata evitata grazie all’atto eroico di un cittadino comune. Mattia Aguzzi, un impiegato di 37 anni, è stato il protagonista di un gesto straordinario che ha salvato la vita di una bambina caduta da un’altezza notevole.
L’incidente ha avuto luogo nella zona di via Nizza 389, nel quartiere Lingotto di Torino, in una tranquilla mattina. La bambina, che compirà quattro anni tra pochi giorni, era sul balcone del quinto piano quando è scivolata e si è trovata aggrappata pericolosamente al cornicione.
La tragedia ha attirato l’attenzione di un giovane residente in un edificio di fronte, che ha iniziato a urlare disperatamente per chiedere aiuto. Tra le persone che hanno risposto alle grida c’era Mattia Aguzzi, che si trovava con la sua compagna per fare la spesa.
La scena che si è presentata ai loro occhi era angosciante: la piccola si era spinta sempre più in avanti, aveva superato il cornicione ed era rimasta appesa solo con le braccia, con le gambe nel vuoto. Aguzzi ha cercato di richiamare l’attenzione della bambina, ma questa non rispondeva.
Quando la bambina è precipitata nel vuoto, Mattia ha agito prontamente. Si è posizionato nella traiettoria di caduta, chiudendo gli occhi e sperando che tutto andasse per il meglio. Ha afferrato la bambina, cercando di attutire l’impatto con il suo corpo, e entrambi sono caduti a terra.
Inizialmente, la piccola non ha dato segni di vita, ma poi ha iniziato a piangere, indicando che era viva. Mattia e la sua compagna hanno subito chiamato i soccorsi, mentre la madre e il padre della bambina, in uno stato di shock, sono scesi in strada.
Oltre ai soccorsi del 118 e alle ambulanze, sul posto sono arrivati anche i carabinieri, che avrebbero condotto ulteriori indagini sulla vicenda. La piccola è stata trasportata all’ospedale infantile Regina Margherita, dove è stata ricoverata nel reparto di chirurgia pediatrica per precauzione, nonostante non sembrasse presentare lesioni evidenti.
Mattia Aguzzi è stato anch’esso portato in ospedale al CTO, con una prognosi di due giorni per una contusione alla parete toracica, causata dall’impatto con la bambina. Il suo coraggio è stato elogiato dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che ha proposto al consiglio comunale di conferirgli la Civica Benemerenza come segno di riconoscimento da parte della città.
L’atto eroico di Mattia Aguzzi ha dimostrato come un gesto di altruismo e coraggio possa fare la differenza in situazioni di emergenza. La bambina è stata fortunata ad avere un salvatore così coraggioso nei suoi momenti di bisogno.
Intervista de La Stampa:
Intervistatore: “Dai, no, eroe no.”
Intervistato: “Mah, non saprei. Quando l’ho vista cadere mi sono messo in traiettoria. Ho aperto le braccia, d’istinto. E l’ho guardata mentre cadeva giù. E quando l’ho presa ho attutito il colpo qui, sul petto, e poi ho chiuso le braccia. Che devo dire? Ho fatto tutto così, in modo naturale. Non ho pensato a nulla e ho provato a fare quel che si doveva fare.”
Intervistatore: “E poi cos’è accaduto?”
Intervistato: “E poi sono caduto a terra anch’io. E non sapevo che cosa pensare in quegli attimi. L’ho guardata. Prima era immobile, poi s’è messa a piangere e allora ho capito che stava bene. Che era andato tutto bene. Cioè ho sperato che fosse andato tutto bene.”
Intervistatore: “In questi casi si chiede sempre se ha avuto paura. Lei ne aveva?”
Intervistato: “Davvero non ho pensato a nulla. Non avevo tempo di pensare. Ho fatto e basta.”
Intervistatore: “Eroe per caso?”
Intervistato: “Mi fermo a per caso.”
Intervistatore: “Perché dice ‘per caso’?”
Intervistato: “Perché io e Gloria (la fidanzata) stavamo passando da lì per una mera casualità.”
Intervistatore: “E lei ha capito subito?”
Intervistato: “Ho alzato gli occhi e ho visto quella bambina che si sporgeva nel vuoto. E allora mi sono messo anch’io a gridare di tornare dentro. Era la cosa più normale da fare.”
Intervistatore: “Frida che cosa faceva?”
Intervistato: “Si sporgeva sempre di più. Era chiaro che avrebbe potuto cadere da un momento all’altro.”
Intervistatore: “Dal balcone di Frida non s’è affacciato nessuno?”
Intervistato: “No. Gloria, la mia fidanzata, si è messa suonare tutti campanelli del palazzo. Eravamo in affanno. C’era della gente in strada.”
Intervistatore: “Lei, però, è rimasto concentrato su quel balcone, non è vero?”
Intervistato: “Io sono rimasto lì a guardare. Sa, quella bambina era appesa alla ringhiera. Io l’ho vista cadere e mi sono messo sotto di lei. È stata fortuna. Non so. So soltanto che è andata bene. L’ho presa così (fa il gesto con le braccia) e l’ho stretta a me. Poi sono caduto con lei.”
Intervistatore: “Adesso lei come sta?”
Intervistato: “Adesso bene. All’inizio facevo fatica a respirare. L’affanno. Oppure la botta. Non so. Mi hanno detto che non ho nulla e sono contento così.”
Intervistatore: “Senta, i genitori di Frida li ha visti, ha parlato con loro, vi siete sentiti?”
Intervistato: “Li ho visti dopo, lì in strada, quando era già tutto terminato. Mi hanno detto che sono scesi di corsa. Credo che stessero sistemando qualcosa in casa, non ho capito bene. Poveretti, erano sconvolti. Del resto come non esserlo? Si sono presi uno spavento pazzesco, devastante.”
Intervistatore: “E lei si è spaventato?”
Intervistato: “Se devo dire la verità non ho avuto tempo di pensare. L’ho detto prima, ho fatto quel che mi sembrava giusto fare in quel momento, senza stare tanto a pensarci su.”
Intervistatore: “Lei è tranquillissimo anche adesso.”
Intervistato: “È andata bene. Che cosa possiamo volere di più? Il destino ci ha messi lì. Il caso. La fatalità. A quel che ne so stiamo tutti quanti bene. E questa, mi creda, è la cosa più bella.”
Intervistatore: “Allora possiamo chiamarla eroe?”
Intervistato: “No dai, eroe no.”
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