L’Ue vuole vietare la pesca a strascico entro il 2030

Il governo si è però schierato con i pescatori che dicono no a “un piano che ci porterà alla totale dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento dei prodotti ittici”

L'Ue vuole vietare la pesca a strascico entro il 2030
24 GIUGNO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – La maggioranza di governo si sta opponendo all’Unione Europea in merito alle restrizioni sulla pesca a strascico. In diverse regioni italiane, le comunità di pescatori hanno protestato contro le nuove misure che, secondo loro, porteranno alla dipendenza dalle importazioni di prodotti ittici stranieri. Il piano dell’UE sulla pesca sostenibile, presentato a febbraio, prevede l’eliminazione graduale della pesca di fondo entro il 2030, incluso lo strascico, nelle aree marine protette, al fine di aumentare la sostenibilità del settore. Tuttavia, questa decisione metterebbe a rischio migliaia di pescherecci e posti di lavoro in Italia, poiché la pesca a strascico rappresenta una parte significativa del settore ittico del paese.

I politici italiani di diverse fazioni si sono uniti alla protesta dei pescatori. Il vicepremier Matteo Salvini della Lega ha dichiarato che il suo partito sostiene i lavoratori contro i nuovi divieti immaginati da Bruxelles. Anche l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini ha criticato la decisione dell’UE, definendola un’altra follia “green” che condanna l’Italia alla dipendenza dalle importazioni di prodotti ittici. La protesta contro queste misure è bipartisan, con la commissione Agricoltura di Montecitorio che ha approvato all’unanimità una risoluzione che chiede una revisione profonda della strategia dell’UE.

Gli effetti di queste restrizioni sulla pesca avranno conseguenze anche per i consumatori. L’importazione di pesce aumenterà, rendendo il pesce più costoso e privo delle garanzie sanitarie e della stessa qualità del pesce pescato localmente. Attualmente, l’80% del consumo ittico in Italia proviene dalle importazioni, e i principali fornitori extra-UE sono la Norvegia, la Cina, l’Islanda, l’Ecuador, il Marocco, il Vietnam e gli Stati Uniti. Tra i prodotti più importati ci sono il salmone, il merluzzo nordico, i gamberi e il tonnetto striato. Queste restrizioni sulla pesca avranno un impatto significativo sulla filiera ittica e sui consumatori italiani, che si troveranno a dover acquistare pesce importato a costi maggiori e con potenziali compromissioni di qualità.

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