L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea a spendere più in interessi sul debito pubblico che in istruzione. Durante il Meeting di Rimini del 21 agosto, un evento organizzato dal movimento cattolico Comunione e Liberazione, il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha affrontato il tema del debito pubblico italiano, che rappresenta circa il 140% del Prodotto Interno Lordo (PIL), posizionandosi come il terzo più alto tra i Paesi dell’OCSE, dopo Grecia e Giappone.
Panetta ha evidenziato come una parte significativa del bilancio italiano venga destinata ogni anno al pagamento degli interessi sul debito. Ha affermato: “L’Italia è l’unico Paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione”. Secondo Panetta, questo confronto dimostra come “l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità”.
Ogni anno, gli Stati devono reperire grandi somme di denaro per finanziare la spesa pubblica, e uno dei metodi utilizzati è l’emissione di titoli di debito sui mercati finanziari. Dal dopoguerra, l’Italia ha progressivamente aumentato il numero di titoli emessi, facendo crescere il rapporto debito/PIL fino all’attuale 140%. Di conseguenza, ogni anno l’Italia restituisce agli investitori una parte del capitale con gli interessi.
Secondo i dati Eurostat del 2022, l’Italia è il Paese dell’Unione Europea che paga la percentuale più alta di interessi sul debito pubblico rispetto al PIL, pari al 4,4%, superando Ungheria, Grecia e Spagna. La media degli altri Paesi dell’UE è significativamente più bassa, pari all’1,7%.
Sempre secondo Eurostat, l’Italia nel 2022 ha destinato il 4,1% del PIL all’istruzione, un valore inferiore alla media europea del 4,7%. La Svezia è il Paese che investe di più in istruzione, con il 7,1% del PIL, mentre l’Irlanda è quello che spende meno, con il 2,7%.
Il confronto tra la spesa italiana per gli interessi sul debito (4,4% del PIL) e quella per l’istruzione (4,1% del PIL) mostra che le due voci di spesa sono quasi equivalenti. Panetta ha ragione quando afferma che questa situazione è unica per l’Italia, dato che in altri Paesi con alti interessi sul debito, come Ungheria, Grecia e Spagna, la spesa per l’istruzione è comunque superiore.
Nel 2022, in Italia, la spesa per gli interessi sul debito ha superato quella per l’istruzione dello 0,3%, con lo Stato che ha pagato 83 miliardi di euro in interessi, secondo il Documento di economia e finanza (DEF). Le proiezioni del governo indicano che la spesa per gli interessi sul debito continuerà a crescere nei prossimi anni, rendendo probabile che il confronto evidenziato da Panetta rimanga valido anche in futuro.