WIRED – L’industria dei videogiochi è in crisi

L’industria dei videogiochi sta affrontando una crisi profonda, evidenziata dalle recenti chiusure di quattro studi da parte di Microsoft, un evento che ha sollevato preoccupazioni sulla gestione e i costi del settore.

L’industria dei videogiochi sembrava prosperare, con il 2023 che ha visto l’uscita di notevoli capolavori. Tuttavia, dietro le quinte, emergono problemi di gestione e finanziamento che mettono a rischio il settore.

Le chiusure di studi e i licenziamenti diffusi stanno agitando il mondo dei videogiochi da tempo. I cicli di sviluppo sempre più costosi e impegnativi mettono a dura prova gli sviluppatori, mentre le grandi aziende mirano a creare titoli sempre più ambiziosi per generare hype, ma spesso a costo di sforzi eccessivi da parte dei lavoratori.

Il recente caso di Microsoft ha colpito inaspettatamente, considerando la solidità dell’azienda nel settore. I quattro studi chiusi facevano parte di ZeniMax, acquisita da Microsoft nel 2020. Questi includono Roundhouse Studios, Alpha Dog Studios, Arkane Austin e Tango Gameworks, quest’ultimo fondato da Shinji Mikami.

Tango Gameworks in particolare, noto per titoli di successo come “The Evil Within”, è stato chiuso nonostante il successo del suo ultimo gioco, “Hi-Fi Rush”. La decisione di Microsoft ha lasciato molte domande senza risposta, con l’azienda che afferma di riorganizzarsi per concentrarsi su progetti prioritari senza spiegare appieno le ragioni dietro queste scelte.

Alcuni ritengono che le chiusure siano una risposta agli alti costi di acquisizione, come l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft per quasi 70 miliardi di dollari. Questi tagli potrebbero essere un tentativo di dimostrare una redditività immediata, a scapito dello sviluppo a lungo termine e del benessere dei lavoratori del settore.