LEGGO – Le diagnosi di deficit di attenzione e iperattività (ADHD) in età adulta sono raddoppiate (soprattutto tra le donne)

Le diagnosi di deficit di attenzione e iperattività (ADHD) in età adulta sono raddoppiate, soprattutto tra le donne, che spesso scoprono di avere questo disturbo intorno ai 30 anni. Questo aumento, osservato in Inghilterra, riflette una tendenza preoccupante anche in altre parti del mondo occidentale.

Negli ultimi sei anni, il numero di adulti che assumono farmaci per l’ADHD è aumentato notevolmente, in particolare tra le persone di età compresa tra i 25 e i 39 anni. Le donne, in particolare, tendono a non riconoscere i sintomi dell’ADHD, spesso attribuendoli a stanchezza o squilibri ormonali. Questo porta a diagnosi tardive rispetto agli uomini, i cui sintomi sono spesso più evidenti fin dall’infanzia.

Il dottor Pablo Jeczmien, psicoterapeuta e capo della Harley Row Clinic, ha spiegato che, a differenza dei bambini, negli adulti l’iperattività non è così evidente. Tuttavia, la mancanza di concentrazione e la disattenzione possono influire negativamente sulla vita lavorativa, familiare e sugli obiettivi personali. Secondo Jeczmien, vi è spesso un ritardo tra lo sviluppo dell’ADHD e il suo riconoscimento, portando a diagnosi tardive.

Le donne sono particolarmente colpite da questo problema perché tendono a “mascherare” i sintomi per conformarsi alle aspettative sociali. Devono spesso gestire molteplici ruoli, come madre, lavoratrice e casalinga, e questo le porta a ignorare o minimizzare i segnali dell’ADHD. Molte vengono trattate per depressione, scoprendo solo in seguito che i farmaci antidepressivi non sono adeguati per il loro problema.

Il National Institute for Health and Care Excellence stima che circa il 5% dei bambini e il 3-4% degli adulti soffra di ADHD. Tuttavia, il Servizio Sanitario Nazionale inglese ritiene che i numeri reali possano essere molto più alti, specialmente tra le donne.

La consapevolezza del problema sta crescendo anche grazie alle testimonianze di celebrità come Paris Hilton e, in Italia, Giorgia Soleri. Nonostante ciò, molti casi rimangono non diagnosticati e la medicina deve affrontare urgentemente questa sfida per offrire diagnosi e trattamenti adeguati.