L’Unione Europea ha deciso di uscire da un trattato degli anni ’90 che permetteva alle compagnie petrolifere di fare causa ai governi per le politiche climatiche considerate eccessive. Gli Stati membri hanno formalmente adottato questa decisione giovedì, segnando un cambiamento significativo nella politica energetica europea.
Il Consiglio dell’UE ha dato il via libera definitivo al ritiro dell’UE e dell’Euratom dal Trattato sulla Carta dell’Energia, dopo che il Parlamento europeo aveva già approvato la decisione durante la sua ultima sessione plenaria nell’aprile 2024.
Il Trattato sulla Carta dell’Energia, firmato nel 1994 e in vigore dal 1998, era stato inizialmente concepito per promuovere gli investimenti internazionali nel settore energetico, offrendo protezioni agli investitori in combustibili fossili. In pratica, il trattato permetteva alle compagnie petrolifere di chiedere risarcimenti ai governi se le politiche energetiche danneggiavano i loro profitti.
Con l’UE e altre economie sviluppate che mirano a diventare neutrali dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050, restare in questo trattato è diventato problematico. L’anno scorso, la Commissione europea ha proposto un ritiro coordinato dall’accordo, poiché il trattato è rimasto “in gran parte invariato dagli anni ’90” e non è più compatibile con le ambizioni climatiche dell’UE nel quadro del Green Deal europeo e dell’Accordo di Parigi.
Gli Stati membri che desiderano rimanere nel trattato dopo il ritiro dell’UE e dell’Euratom potranno votare sulla questione durante la prossima Conferenza sulla Carta dell’Energia, prevista per la fine del 2024. La nuova legislazione avrà effetto tra un anno.