La televisione pubblica continua ad essere gravata da costi elevati. Più di un miliardo di euro viene speso per mantenere l’infrastruttura e pagare gli stipendi dei suoi 12.000 dipendenti
6 GIUGNO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – La situazione finanziaria della Rai rimane invariata, nonostante i cambiamenti nel panorama mediatico. Secondo il bilancio consolidato del 2021, l’azienda ha registrato entrate per 2,68 miliardi di euro, di cui 1,82 miliardi provenienti dal canone e 682 milioni dalla pubblicità. Nonostante un aumento delle entrate rispetto all’anno precedente, la Rai ha chiuso con un bilancio a zero, come già accaduto nel 2020.
La televisione pubblica continua ad essere gravata da costi elevati. Più di un miliardo di euro viene speso per mantenere l’infrastruttura e pagare gli stipendi dei suoi 12.000 dipendenti. Considerando anche gli ammortamenti e gli accantonamenti obbligatori, i costi totali si equivalgono alle entrate, lasciando poco spazio per gli utili.
A differenza delle emittenti private, la Rai ha obblighi di servizio pubblico e limiti sulla pubblicità. Tuttavia, se confrontata con Mediaset, emerge la domanda se le due reti siano così diverse in termini di offerta televisiva. Entrambe offrono tre canali, telegiornali, fiction e spettacoli di vario genere. La Rai si finanzia principalmente attraverso il canone, mentre Mediaset dipende esclusivamente dalla pubblicità. Nonostante queste differenze, entrambe le reti ottengono risultati finanziari contrastanti.
Nel 2021, Mediaset ha riportato ricavi totali di 2,9 miliardi di euro, registrando un utile netto di 374 milioni di euro. Nel settore italiano, Mediaset ha generato ricavi per poco più di 2 miliardi di euro, con un utile operativo di 249 milioni di euro. Rispetto a ciò, la Rai ha chiuso il bilancio con perdite di 30 milioni nel 2021 e 20 milioni nel 2020, superando i ricavi ottenuti.
La Rai si trova anche ad affrontare una serie di spese discutibili e anomalie. La Corte dei Conti ha evidenziato, nel suo rapporto sui conti del 2020, che oltre 70 milioni di euro vengono spesi ogni anno per mantenere le sedi Rai, mentre gli affitti, il riscaldamento e la manutenzione delle sedi regionali rappresentano un’ulteriore spesa di 12 milioni di euro. Inoltre, i costi esterni per la produzione dei telegiornali ammontano a 62,5 milioni di euro.
Infine, i contratti e gli affidi diretti rappresentano un altro elemento significativo delle spese della Rai. Nel 2020, i contratti stipulati dalle diverse direzioni ammontavano a 1,77 miliardi di euro, di cui quasi 1 miliardo era destinato alla produzione televisiva. Gli affidi diretti, sia per i diritti sportivi che per gli acquisti generali, hanno raggiunto cifre considerevoli, sollevando questioni sulla trasparenza delle spese pubbliche. Nel 2020, l’affido diretto dei diritti TV e sportivi ha raggiunto la cifra di 1 miliardo di euro, rispetto ai 361 milioni dell’anno precedente. Inoltre, gli acquisti generali effettuati tramite affidi diretti hanno rappresentato 437 milioni su un totale di 774 milioni di euro.
Questa discrezionalità nelle procedure di appalto solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’equità nella gestione delle risorse della televisione pubblica. Nonostante la Rai abbia obblighi di servizio pubblico e vincoli sulla pubblicità, è fondamentale valutare se i costi sostenuti siano giustificati e se esista una gestione aziendale efficiente.
La Corte dei Conti, nel suo rapporto annuale, ha evidenziato diverse criticità, tra cui le spese per le sedi Rai, i costi esterni per la produzione dei telegiornali e la presenza di una filiale in liquidazione negli Stati Uniti, che ha comportato un onere finanziario significativo.
La situazione finanziaria della Rai rimane delicata, con conti in pareggio o con piccole perdite negli ultimi anni. È importante che vengano adottate misure per ottimizzare i costi, migliorare la trasparenza negli appalti e garantire una gestione efficiente delle risorse. Solo attraverso un’attenta valutazione e un’azione adeguata sarà possibile garantire una gestione finanziaria più sostenibile per la televisione pubblica italiana.
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