Una proposta di legge della Lega mira a vietare l’uso del genere femminile per neologismi applicati a titoli istituzionali dello Stato, gradi militari, titoli professionali, onorificenze e incarichi identificati da atti aventi forza di legge negli atti pubblici
Una proposta di legge della Lega, a firma del senatore Manfredi Potenti, mira a vietare l’uso del genere femminile per neologismi applicati a titoli istituzionali dello Stato, gradi militari, titoli professionali, onorificenze e incarichi identificati da atti aventi forza di legge negli atti pubblici. Il testo, ancora in bozza, intende preservare l’integrità della lingua italiana e impedire modifiche improprie di titoli pubblici come “Sindaco”, “Prefetto”, “Questore”, “Avvocato”.
Secondo i proponenti, è necessario un intervento normativo per contenere la creatività nell’uso della lingua italiana nei documenti delle istituzioni, evitando eccessi non rispettosi delle stesse. L’obiettivo è preservare la pubblica amministrazione dalle deformazioni letterali derivanti dalle necessità di affermare la parità di genere nei testi pubblici.
La proposta di legge prevede il divieto del ricorso discrezionale al femminile o sovraesteso o a qualsiasi sperimentazione linguistica, ammettendo solo l’uso della doppia forma o del maschile universale, da intendersi in senso neutro e senza alcuna connotazione sessista.
Inoltre, è prevista l’applicazione di sanzioni pecuniarie amministrative, consistenti nel pagamento di una somma da 1.000 a 5.000 euro, per la violazione degli obblighi stabiliti dalla legge.
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