La controffensiva ucraina per riconquistare i territori occupati da Mosca sta incontrando difficoltà secondo Zelensky

Questa situazione ha suscitato preoccupazione tra gli alleati della NATO schierati nel fronte orientale, a partire dalla Polonia, che per ragioni storiche si trova in prima linea nella guerra contro la Russia

La controffensiva ucraina per riconquistare i territori occupati da Mosca sta incontrando difficoltà secondo Zelensky
23 GIUGNO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – La controffensiva ucraina per riconquistare i territori occupati da Mosca sta incontrando difficoltà e il presidente Zelensky, durante un’intervista alla BBC tenuta in concomitanza con la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina a Londra, ha ammesso che i progressi sul campo sono stati più lenti del previsto. Questa situazione ha suscitato preoccupazione tra gli alleati della NATO schierati nel fronte orientale, a partire dalla Polonia, che per ragioni storiche si trova in prima linea nella guerra contro la Russia. Già alcune settimane fa, l’ex segretario generale della NATO, Anders Rasmussen, aveva dichiarato che la Polonia e i Paesi baltici avrebbero inviato truppe in autonomia a fianco dell’Ucraina se gli Stati Uniti non avessero fornito garanzie di sicurezza tangibili, subito dopo il vertice NATO di Vilnius previsto per l’inizio di luglio. Questa possibilità ha guadagnato ulteriore slancio a seguito dei modesti risultati ottenuti dalle forze ucraine sul campo nelle ultime settimane, deludendo i Paesi alleati riguardo alle prospettive di vittoria per Kiev, su cui il leader ucraino si era espresso in modo fiducioso.

“Se la NATO non riesce a concordare una chiara strategia per l’Ucraina, c’è la possibilità che alcuni paesi agiscano individualmente”, aveva affermato Rasmussen, aggiungendo: “Sappiamo che la Polonia è molto impegnata nell’offrire assistenza concreta all’Ucraina. Non escludo la possibilità che si impegni ancora di più in questo contesto a livello nazionale e sia seguita dai Paesi baltici, magari includendo l’opzione di inviare truppe sul terreno”. Di conseguenza, ci troviamo di fronte all’invio di contingenti militari della NATO a supporto dell’esercito ucraino, in un pericoloso scenario che potrebbe accelerare il conflitto. Dopo aver superato una dopo l’altra le cosiddette “linee rosse” riguardanti l’invio di armamenti, ci avviciniamo all’entrata diretta in guerra dei Paesi membri dell’Alleanza atlantica. Si infrange così l’ultimo tabù del coinvolgimento diretto dell’Europa in un conflitto, svelando l’ipocrisia della non belligeranza occidentale. Sottolineare che si tratta di un’azione individuale di alcuni Stati, al di fuori del coordinamento NATO, dovrebbe evitare l’attivazione dell’articolo 5 dell’Alleanza, che coinvolgerebbe tutti gli Stati membri.

Il concetto è chiaro: se l’Ucraina non riesce a prevalere da sola sul campo, nonostante gli aiuti militari, le forze occidentali dovranno intervenire direttamente. Anche se la posizione degli Stati Uniti sulla proposta della Polonia di inviare propri contingenti non è ancora chiara, emerge chiaramente che l’obiettivo della NATO non è solo aiutare l’Ucraina a difendersi e ottenere il massimo risultato possibile sul campo per poi sedersi al tavolo dei negoziati, ma vincere la guerra a qualsiasi costo, anche a rischio di un conflitto globale. Nel frattempo, le perdite subite dall’esercito ucraino sono significative, soprattutto considerando i modesti risultati ottenuti: il 19 giugno, il vice ministro della Difesa ucraino, Hanna Maliar, ha comunicato che dall’inizio della controffensiva le forze ucraine hanno riconquistato 8 centri abitati e 113 chilometri quadrati di territorio precedentemente occupati dai russi. Considerando che gli attacchi ucraini sono stati condotti su tutti i fronti tranne quello del fiume Dnepr, questi risultati sono ben al di sotto delle aspettative, corrispondenti a una superficie inferiore a quella del comune di Rimini (136 kmq). Solo sul fronte di Zaporizhia, le perdite ammontano a oltre 200 militari ucraini, 33 carri armati, 30 veicoli da combattimento di fanteria e 35 veicoli corazzati da combattimento, secondo il bollettino del pomeriggio del 18 giugno del Ministero della Difesa russo.

Nonostante i modesti risultati della controffensiva e le pesanti perdite umane, il blocco occidentale non intende cedere né indurre l’Ucraina a negoziati più pacifici. Al contrario, il Pentagono ha annunciato che ha sovrastimato di 6,2 miliardi di dollari il valore delle armi inviate all’Ucraina negli ultimi due anni, quasi il doppio delle stime iniziali. Questo surplus verrà utilizzato per futuri pacchetti di sicurezza e arriva proprio mentre la controffensiva ucraina è in stallo. Pertanto, si prevedono ulteriori forniture militari, oltre alla possibile invasione di Stati appartenenti alla NATO. Questi due elementi, da soli, spiegano le recenti affermazioni del Ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, secondo cui la NATO vuole combattere in Ucraina perché ha dimostrato di non voler porre fine alle ostilità. Durante la sua visita ufficiale a Minsk, in Bielorussia, Lavrov ha sottolineato che, attraverso le parole del Segretario Generale della NATO, Jens Stolteberg, Mosca sa che gli alleati dell’Ucraina “sono contrari a congelare il conflitto”. “Quindi vogliono combattere. Bene, lasciamoli combattere. Siamo pronti per questo”, ha dichiarato il Ministro russo.

Tra poche settimane, al vertice di Vilnius della NATO, si potranno comprendere le reali intenzioni del blocco atlantico, mentre i Paesi dell’Europa orientale continuano a minacciare interventi se la NATO non adotta misure drastiche a sostegno dell’Ucraina. Nel frattempo, è certo che l’obiettivo dell’Occidente non è più difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina, come inizialmente dichiarato, ma sconfiggere la Russia come potenza militare per preservare lo status quo dell’ordine internazionale, già in fase di ridefinizione, anche a rischio di una guerra mondiale.’

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