Alcuni tifosi del Milan, arrestati nell’ambito di un’inchiesta sugli ultrà, hanno deciso di rompere il silenzio e si preparano a parlare davanti al giudice per le indagini in corso
Alcuni tifosi del Milan, arrestati nell’ambito di un’inchiesta sugli ultrà, hanno deciso di rompere il silenzio e si preparano a parlare davanti al giudice per le indagini in corso. Questi tifosi, coinvolti in un’operazione della Procura di Milano che ha colpito le curve di Inter e Milan, hanno manifestato l’intenzione di farsi interrogare nei prossimi giorni. L’inchiesta ha portato all’emissione di 19 misure cautelari, tra cui diversi arresti avvenuti undici giorni fa.
Secondo quanto riportato, due o tre ultrà della curva Sud del Milan, attualmente in carcere e accusati di associazione per delinquere, hanno comunicato tramite il loro avvocato, Jacopo Cappetta, la volontà di presentare un’istanza di revoca dell’ordinanza d’arresto. Questa richiesta sarà accompagnata da una domanda di interrogatorio al giudice Domenico Santoro. La legge prevede che se l’istanza è basata su “elementi nuovi o diversi rispetto a quelli già valutati”, il giudice deve ascoltare l’imputato che ne fa richiesta.
Dopo che tutti gli ultrà, sia milanisti che interisti, avevano scelto di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia seguiti al maxi blitz, ora potrebbero emergere le prime dichiarazioni ufficiali. Nel frattempo, Gherardo Zaccagni, imprenditore responsabile dei parcheggi fuori dallo stadio di San Siro e attualmente agli arresti domiciliari, ha presentato ricorso contro l’ordinanza. L’udienza per il riesame del suo caso è stata fissata per il 16 ottobre.
L’inchiesta ha rivelato affari illeciti legati al tifo organizzato, come il bagarinaggio e le estorsioni su parcheggi e catering a San Siro. I magistrati hanno evidenziato una “totale sottovalutazione del fenomeno” da parte delle società calcistiche e delle istituzioni locali. Le indagini proseguono per chiarire i legami tra le curve e le attività illegali emerse durante l’inchiesta.
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