La Corte dei Conti ha rilevato che il sistema di merito e premi nella Pubblica Amministrazione italiana non funziona come dovrebbe. Nonostante le riforme ispirate al “Pay for performance compensation system” degli Stati Uniti, il meccanismo di valutazione del merito nei ministeri centrali continua a essere inefficace, come evidenziato dall’ultima indagine relativa agli anni 2020-2022.
Secondo il rapporto della Corte dei Conti, il Sistema di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici, previsto dal decreto legislativo del 2009, non ha avuto l’effetto sperato. I premi legati al merito sono stati distribuiti quasi a tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro effettiva performance. Questo perché i dirigenti di Prima fascia, responsabili della definizione degli obiettivi, hanno fissato traguardi poco ambiziosi e facili da raggiungere. Di conseguenza, sia i dirigenti che i funzionari hanno ricevuto valutazioni molto alte, comprese tra 90 e 100 punti, e premi in modo automatico.
Il sistema prevede che il Piano della performance, che stabilisce gli obiettivi, venga confrontato con la Relazione annuale della performance, che riporta i risultati raggiunti. Tuttavia, la Corte dei Conti ha riscontrato che spesso gli obiettivi sono stati fissati a un livello molto basso e poco sfidante, portando a un appiattimento delle valutazioni verso l’alto e all’attribuzione di premi senza un reale merito.
Inoltre, la Corte dei Conti ha notato una mancanza di uniformità nelle classi di punteggio adottate dalle diverse amministrazioni, il che ha reso disomogenei anche i premi assegnati. La conclusione è che il sistema attuale non è in grado di valutare adeguatamente la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici.
La Corte dei Conti sottolinea la necessità di introdurre meccanismi di premiazione più efficaci, in linea con la teoria degli incentivi dell’analisi economica, per promuovere una buona amministrazione.