Il settimanale “Giallo”, a proposito del caso Sharon Verzeni, ha pubblicato un articolo dove la criminologa Roberta Bruzzone ha detto che ci sono casi irrisolti che meritano di essere approfonditi, suggerendo che Moussa Sangare potrebbe aver già commesso altri omicidi
Il caso di Sharon Verzeni ha attirato l’attenzione dei media, in particolare del settimanale «Giallo», che ha pubblicato un articolo in edicola dal 5 settembre. La criminologa Roberta Bruzzone ha commentato che ci sono casi irrisolti che meritano di essere approfonditi, suggerendo che Moussa Sangare, l’assassino di Sharon, potrebbe aver già commesso altri omicidi.
Moussa Sangare ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni e ha tenuto l’arma del delitto come un “souvenir” per ricordare l’atto. Secondo le indagini, ha agito impulsivamente, senza un movente chiaro, scegliendo la vittima a caso. In casa sua è stata trovata una sagoma con un volto umano, utilizzata per esercitarsi con il coltello. In un episodio precedente, a maggio, aveva tentato di accoltellare la sorella Awa, aggredendola di spalle mentre ascoltava musica, un modus operandi simile a quello usato con Sharon.
Il profilo di Moussa Sangare è stato descritto come tipico di un serial killer, il che ha spinto gli inquirenti a riaprire alcuni casi irrisolti nella zona di Bergamo e Milano. I familiari di Gianna del Gaudio e Daniela Roveri, due donne accoltellate nel 2016, sperano che il DNA di Moussa possa essere confrontato con quello trovato sulle scene dei crimini.
Roberta Bruzzone ha dichiarato che il fatto che Sangare non riesca a identificare un motivo per il suo gesto non sorprende, poiché il movente potrebbe risiedere in un bisogno irrefrenabile di liberarsi dalla frustrazione e dall’angoscia. La famiglia di Sangare ha confermato che questa angoscia lo affliggeva da tempo, suggerendo che i serial killer spesso cercano di alleviare il loro dolore attraverso atti violenti.
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