Notizia dell’ultima ora: Il petrolio russo si sta avvicinando al limite del “Price Cap” nel porto di Novorossiysk (Mar Nero)
14 LUGLIO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Secondo quanto riportato da Bloomberg, il prezzo del petrolio russo nel porto di Novorossiysk, nel Mar Nero, si avvicina al tetto di prezzo, il Price Cap, stabilito dal Gruppo dei Sette Paesi. Attualmente, il greggio Urals ha raggiunto i 59,98 dollari, mentre l’Urals nel porto di Primorsk sul Mar Baltico ha raggiunto i 59,38 dollari. Questo aumento di prezzo è dovuto alla significativa riduzione delle spedizioni di petrolio russo dai porti occidentali, che ha portato a prezzi più alti a causa dei costi strutturali.
L’introduzione del price cap ha impedito alla Russia di accedere ai servizi occidentali, inclusa l’assicurazione, se il prezzo del petrolio supera il limite stabilito. Tuttavia, i prezzi del petrolio russo nei mercati occidentali, che servono principalmente i mercati non asiatici, non hanno ancora raggiunto tale livello. Questa discrepanza riflette il divario tra il prezzo nei porti di carico e quello di consegna, che è in gran parte detenuto dagli intermediari.
L’obiettivo del price cap era quello di garantire un’influenza agli acquirenti e di evitare uno shock nell’offerta di petrolio nel caso in cui la Russia non fosse in grado di trasportare il proprio petrolio. Tuttavia, il superamento dei 60 dollari per l’Urals suggerisce che la capacità della Russia di consegnare i barili di petrolio in modo indipendente sta aumentando.
Se il prezzo del petrolio dovesse continuare a salire, in combinazione con il recente aumento del prezzo del Brent che si avvicina ai massimi storici e con i tagli alla produzione dell’OPEC+ che stanno avendo effetto, una significativa quantità di petrolio russo potrebbe non essere più disponibile per l’acquisto da parte dei paesi occidentali. Ciò potrebbe causare un rapido aumento dei prezzi nel mercato energetico globale e un’impennata dell’inflazione, proprio nel momento in cui i mercati si aspettano delle manovre da parte della Federal Reserve.
Se il principale prodotto di esportazione russo superasse la soglia dei 60 dollari, la Russia potrebbe considerare questo come una vittoria, dimostrando di poter consegnare il proprio petrolio ai acquirenti di tutto il mondo senza l’aiuto delle aziende occidentali. Tuttavia, è emersa una vasta flotta di petroliere “ombra”, principalmente indiane e greche, che hanno contribuito al trasporto del petrolio russo, aggirando il limite di prezzo. Tuttavia, questa flotta si è ridotta notevolmente, probabilmente a causa dei prezzi più bassi e delle sanzioni imposte dalle istituzioni finanziarie occidentali.
Il problema che si pone ora è che senza il petrolio russo sul mercato, il prezzo del petrolio potrebbe aumentare, causando un’ulteriore fiammata inflazionistica. I paesi europei, i più esposti a questa situazione, si trovano di fronte a una scelta difficile: acquistare il petrolio russo, riconoscendo una sconfitta politica, o affrontare le conseguenze economiche e sociali di un’ulteriore ondata stagflazionistica. Entrambe le alternative sono inaccettabili.
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